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CENSURA A CHI L’HA VISTO?, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: IL “PREGIUDIZIO” DEI GIORNALISTI E’ IL TERRENO DI COLTURA DEGLI ERRORI GIUDIZIARI

Posted on 23 novembre 2019 by malkehats

Dr. Ursula Franco

Federica Sciarelli è nell’occhio del ciclone dopo aver ammesso in diretta televisiva di aver cancellato una frase dalla email inviata da Claudia Stabile al suo avvocato. La Stabile è una donna che è fuggita in Germania lasciando marito e tre figli a Campofiorito (PA). La Sciarelli è stata smascherata in diretta da Piero Bono, marito della donna, ed accusata di parzialità. Mercoledì scorso, in diretta televisiva, Bono ha detto: “Tutti i telespettatori sappiano che la email che voi avete pubblicato la scorsa puntata una parte del contenuto è stata cancellata”, la Sciarelli ha replicato: “Piero, in realtà quella parte che è stata cancellata l’ho fatta cancellare io (…) “Non torno neanche per i miei figli”, questa è la frase che ho cancellato io”.

Le Cronache Lucane, 23 novembre 2019 

Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco che da anni denuncia le mistificazioni dei Media: la “Noble Cause Corruption” interessa pubblici ministeri, consulenti forensi, parti civili, giornalisti, testimoni e parenti delle vittime; questi attori di un caso giudiziario, spesso, collaborano ad incastrare un soggetto falsificando e/o dissimulando nel convincimento errato di essere paladini di una nobile causa. 

Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto. La Franco, da circa un mese, è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.

– Dottoressa Franco, che cosa pensa della censura operata dalla Sciarelli?

E’ estremamente frequente imbattersi in giornalisti e pubblici ministeri che, invece di formarsi un’idea su un caso giudiziario sulla base delle risultanze investigative, traggono conclusioni pregiudiziali e mistificano i fatti per supportare la propria idea preconcetta. In termini tecnici si chiama “Noble Cause Corruption” ed è un fenomeno ben noto a chi si occupa di errori giudiziari, in pratica, PM, consulenti forensi, parti civili, giornalisti e parenti delle vittime spesso collaborano ad incastrare un soggetto falsificando e/o dissimulando nel convincimento errato di essere paladini di una nobile causa, un convincimento che gli fa credere che sia moralmente accettabile mentire. La Noble Cause Corruption è un fenomeno meritevole di una infamante condanna sul piano morale, non esistono, infatti, giustificazioni né alla falsificazione, né alla dissimulazione, solo dicendo il vero si favorisce l’accertamento della verità e di eventuali responsabilità. 

– Dottoressa, la Sciarelli ha dichiarato di aver censurato la email della Stabile per salvaguardare i suoi tre figli, che ne pensa?

Non mi sembra una gran linea difensiva posto che la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha permesso alla Stabile di dipingere il marito non certo come un santo, eppure lui è il padre dei soliti tre ragazzi di cui Claudia Stabile è la madre. 

– Dottoressa, dove conduce questo modo di fare?

Spreco di denaro pubblico, persecuzione di soggetti innocenti, errori giudiziari. 

– Dottoressa Franco, com’è possibile che si arrivi a commettere un errore giudiziario?

E’ semplice: quando è un PM a farsi un’idea pregiudiziale su un caso di cui si occupa, lo stesso, per supportarla, si rivolge a consulenti partigiani che non abbiano remore a dissimulare o a falsificare e così costruisce un fasullo castello accusatorio che giudici incompetenti prendono per buono. 

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LA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO SI RIVOLGE AL MINISTRO ALFONSO BONAFEDE 

Posted on 10 settembre 2019 by malkehats

Ursula Franco

La criminologa Ursula Franco si rivolge al ministro Alfonso Bonafede dalle nostre pagine

Le Cronache Lucane, 10 settembre 2019

Abbiamo un secondo governo Conte, alla Giustizia resta l’avvocato Alfonso Bonafede. Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco che si occupa soprattutto di errori giudiziari. Nel febbraio scorso le avevamo chiesto che cosa pensasse del fatto che il ministro della Giustizia si fosse espresso su alcuni casi giudiziari mediatici e ci aveva risposto così: “Il ministro avrebbe bisogno di un bravo consulente capace di illuminarlo sui veri casi di errore giudiziario che non sono quelli montati dai Media”.

– Dottoressa Franco, cosa vorrebbe dire al ministro della Giustizia Bonafede?

Vorrei invitarlo a tutelare i diritti degli indagati impedendo i processi mediatici che sono una fucina di errori giudiziari. Dei processi mediatici si servono le procure per creare mostri che non esistono e per giustificare rinvii a giudizio campati in aria. Se ne servono poi alcuni consulenti disonesti per tentare di riscrivere i fatti relativi ai casi giudiziari di cui si occupano. Dei processi mediatici sono vittime eventuali testimoni ed i giudici pigri che spesso forgiano il loro pensiero sulla base di ciò che sentono dire in TV. Sia chiaro che la verità è sempre agli atti e non va ricercata altrove. Vorrei anche dirgli che molti processi sono viziati da consulenze e perizie di millantatori. Per questo motivo serve un filtro al momento dell’iscrizione all’Albo dei consulenti e dei periti delle procure. Molti millantatori spacciano come titolo proprio quell’iscrizione frutto di una truffa. Ed infine vorrei dirgli anche dei pregiudizi che molti magistrati e la maggior parte dei giornalisti hanno nei confronti di avvocati e consulenti della difesa.

– Dottoressa Franco, quali casi mediatici sono finiti con un errore giudiziario?

Almeno due innocenti scontano la loro pena nella Casa di Reclusione “Giuseppe Tomasiello” di Alghero, Alessandro Calvia, che è stato condannato a 24 anni per l’omicidio per strangolamento di Orsola Serra, un omicidio commesso da un altro soggetto e il povero Michele Buoninconti, padre di 4 figli, che è stato condannato a 30 anni in seguito alla morte accidentale per assideramento di sua moglie Elena Ceste.

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CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: PER PREVENIRE GLI ORRORI GIUDIZIARI, LE PROCURE ISTITUISCANO LA FIGURA DEL “CONTRARIAN”

Posted on 27 agosto 2019 by malkehats

La criminologa Ursula Franco (al centro) ad una conferenza stampa con i giornalisti romeni Miruna Căjvăneanu, Valeriu Dg Barbu e Anca A. Mihai

La criminologa Ursula Franco che, come consulente della difesa, si è occupata di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi, è stata consulente della difesa di Stefano Binda, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Lidia Macchi e assolto in appello per non aver commesso il fatto. All’inizio di agosto, la dottoressa Franco ha rilasciato due interviste alla giornalista Miruna Căjvăneanu, della testata romena HotNews, sull’omicidio di Alexandra Macesanu, che sono state riprese da gran parte dei quotidiani e delle televisioni romene.  

Le Cronache Lucane, 27 agosto 2019

– Dottoressa Franco, che può dirci dell’assoluzione di Stefano Binda per non aver commesso il fatto?

Una decisione giusta che stupisce solo perché in genere gli errori giudiziari si perpetuano sino alla Cassazione, come è accaduto nel caso Buoninconti. 

– Ricordo un titolo di giornale sul caso Macchi che lasciava intendere che lei avesse dichiarato che ad uccidere la ragazza fosse stato un serial killer mentre lei aveva semplicemente detto che ad uccidere Lidia era stato un “predatore violento”. Che lezione dovrebbero trarne certi giornalisti e molti opinionisti?

Certi giornalisti dovrebbero prima cospargersi il capo di cenere e poi resettarsi, perché, non solo, come molti opinionisti, sono privi di competenze, ma non hanno mai avuto accesso agli atti relativi ai casi sui quali prendono posizioni a favore di una procura. Nel caso di Lidia Macchi si impiegano la bellezza di 400 ore solo per leggere gli atti, per processarli servono invece circa 30 anni di studio della criminologia e della casistica. 

– Come si prevengono gli errori giudiziari?

In primis, ci tengo a chiarire che non esistono “errori” ma solo “orrori giudiziari”, e non solo per i danni che fanno agli innocenti e ai loro familiari, ma per il modo in cui vengono costruiti i castelli accusatori. 

E ora le rispondo: Servono PM, avvocati difensori, consulenti di accusa e difesa competenti, appassionati del proprio lavoro e amanti della verità. Bisogna perseguire i millantatori per impedirgli di intralciare la giustizia. Le procure dovrebbero poi assumere esperti “contrarians” capaci di riconoscere il fenomeno della “Tunnel Vision”, che è un pregiudizio cognitivo che affligge i PM e la prima causa di errore giudiziario.

 – E le parti civili?

Raramente risultano utili ai fini del raggiungimento della verità. Spesso non conoscono a fondo gli atti dei casi di cui si occupano, di rado prendono in considerazione l’eventualità che una procura possa sbagliarsi e di frequente foraggiano il processo mediatico per fini personali.

– Un’ultima domanda: avrà mai giustizia il povero Michele Buoninconti?

L’avrà il giorno in cui un giudice farà riaprire tutti i procedimenti viziati dalle consulenze del geometra Giuseppe Dezzani. Intanto, a novembre, se ne riparlerà a La Spezia, durante le udienze del processo Corini, come anticipato dal Secolo XIX: “Ma proprio uno dei consulenti del pubblico ministero Luca Monteverde, Giuseppe Dezzani, potrebbe far scoppiare un caso. Anche perché la difesa è pronta a dare battaglia. Dezzani, consulente informatico forense scelto col metodo dell’estrazione, con un’esperienza a cinque stelle nelle aule dei tribunali italiani (ha analizzato le celle telefoniche per la difesa di Massimo Bossetti, ha lavorato per la procura di Asti nel caso di Elena Ceste e ha studiato la scatola nera della Costa Concordia) è sotto attacco perché accusato di aver falsificato i suoi titoli di studio. Dezzani non sarebbe laureato in ingegneria ma in possesso di un diploma da geometra. Titolo rispettabile, ma che non gli consentirebbe di analizzare strumenti tecnologici al centro di indagini come quella sulla morte di Corini (che vede alla sbarra la sorella Marzia con l’accusa di omicidio volontario e l’amica e collega Giuliana Feliciani per circonvenzione di incapace). Il suo lavoro sui telefonini dei fratelli Corini e della Feliciani, e sul computer di Marco, rischia di essere del tutto inutile”.

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Le radici della malagiustizia

Posted on 8 agosto 2019 by malkehats
La Tunnel Vision, la Noble Cause Corruption ed il Processo Mediatico per spiegare la nascita di un errore giudiziario

 

Obiettivo Investigazione, 8 agosto 2019

Articolo di Ursula Franco

A monte dei casi di malagiustizia (condanne di innocenti, assoluzioni di colpevoli) non sempre ci sono difficoltà oggettive relative al caso da risolvere. Spesso, purtroppo, la natura del problema è radicata altrove. La “Tunnel Vision”, la “Noble Corruption” ed il “Processo Mediatico” sono le vere cause dell’errore giudiziario.

L’incompetenza degli organi inquirenti e dell’avvocato difensore, le caratteristiche di personalità di un indagato, la corruzione dei magistrati, le false testimonianze, le false confessioni, il processo mediatico, le consulenze partigiane, i pregiudizi nei confronti delle persone da cui dipende la difesa dell’imputato, sono solo alcuni dei fattori capaci di viziare un caso giudiziario fino a condurre all’errore.

Il problema degli errori giudiziari è trasversale, non dipende dal sistema giuridico del paese in cui vengono commessi ma da un insieme di mancanze che affliggono il magistrato inquirente e che sono: la sua incapacità di processare le risultanze investigative secondo la logica, il fatto che ignori la casistica, la superficialità e i suoi pregiudizi nei confronti di alcune categorie di persone. In una parola sola, ciò che conduce all’errore giudiziario è l’incompetenza del pubblico ministero che però deve essere necessariamente associata alla mancanza di cultura della verità dei consulenti forensi e dei giudici.

Spesso, i consulenti forensi che collaborano con le procure possono divenire partigiani delle stesse; il fatto che assistano gli inquirenti crea, infatti, un rapporto tale da indurli a credere di doverli aiutare e in questo modo le loro consulenze perdono la necessaria obiettività scientifica.

La “Tunnel Vision” è un pregiudizio cognitivo che affligge chi indaga ed è rappresentabile come una visione centrale ristretta. La mancanza di una visione periferica induce a ritenere che i fatti esaminati abbiano un’unica spiegazione e nonostante nulla conforti l’ipotesi di partenza, chi ne è affetto continua ad indagare a senso unico, sottovalutando, disgregando, ignorando o sopprimendo i dati che non sono di supporto alla propria visione dei fatti e sopravvalutando, invece, eventuali informazioni di sostegno alla propria ipotesi, anche se irrilevanti o inaffidabili.

La “Noble Cause Corruption” interessa pubblici ministeri, consulenti forensi, parti civili, giornalisti, testimoni e parenti delle vittime; questi attori di un caso giudiziario, spesso, collaborano ad incastrare un soggetto falsificando e/o dissimulando nel convincimento errato di essere paladini di una nobile causa, un convincimento che gli fa credere che sia moralmente accettabile mentire.

Il “Processo Mediatico” condiziona tutti gli attori di un caso giudiziario: inquirenti, testimoni, difensori, giudici e giuria.

La pressione dell’opinione pubblica su una procura è equiparabile ad una pressione idraulica. Non è però solo la volontà di accontentare l’opinione pubblica che conduce gli inquirenti e i giudici all’imperdonabile errore, ma anche il loro desiderio di apparire paladini della giustizia e quello di venir promossi.

Non solo i pubblici ministeri ed i giudici commettono grossolani errori giudiziari ma, quando se ne accorgono, sono spesso incapaci di riconoscere di essersi sbagliati e lasciano che un innocente e la sua famiglia continuino a soffrire per causa loro. Gli americani chiamano questi magistrati che ostacolano la giustizia “Innocence Deniers” (coloro che negano l’innocenza).

Fortunatamente sono molti i pubblici ministeri, i giudici, gli avvocati ed i consulenti che lavorano con scienza e coscienza per un unico e nobile obiettivo: la ricerca della verità.

La sfortuna è capitare sotto quella percentuale di individui che la verità la calpestano quotidianamente.

Foto: Scultura “Errore giudiziario” dell’artista Riccardo Ripamonti


Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, si occupa soprattutto di morti accidentali e incidenti scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.

 

Pubblicato in criminologia, interviste | Contrassegnato aosta morte per assideramento, arrestato michele buoninconti, arresto Stefano binda, assideramento, autopsia elena ceste, avvocato Giuseppe Marazzita, buoninconti errore giudiziario, buoninconti innocente, captain Paul McKay, carlotta benusiglio, causa morte elena ceste, cause errore giudiziario, cecil hotel los angeles, celle telefoniche michele buoninconti, chi l'ha visto elena ceste, chi l'ha visto michele buoninconti, christiane seganfreddo, christiane seganfreddo assideramento, christiane seganfreddo miastenia, christiane seganfreddo miastenia oculare, Cinzia altieri grafologa, condanna Stefano binda, consulente buoninconti, consulenti di parte, consulenti medico legali, corte d'assise di asti michele buoninconti, criminologa buoninconti, criminologa consulente di Michele Buoninconti, criminologa michele buoninconti, criminologo Franco Posa, dichiarazioni spontanee, dichiarazioni spontanee buoninconti, dichiarazioni spontanee michele buoninconti, elena ceste, elena ceste delirio persecutorio, elena ceste federica sciarelli, elena ceste gianloreto carbone, elena ceste possibili scenari, elena ceste psicosi, elena ceste psicotica, elena ceste psychotic breakdown, Elena Ceste si è suicidata, elena ceste suicidio, elisa lam, elisa lam allucinazioni, elisa lam cecil hotel los angeles, elisa lam crisi psicotica, elisa lam delirio persecutorio, elisa lam psicosi, ergastolo Stefano binda, errore giudiziario, federica sciarelli, giudice roberto amerio, giudice roberto amerio asti, Giuseppe piccolomo, hypothermia, in morte di un'amica, innocence deniers, intervista a il tempo consulente buoninconti, intervista a il tempo criminologa buoninconti, intervista a il tempo ursula franco, intervista consulente buoninconti, intervista criminologa buoninconti, ipotermia, ipotermia sintomi, ipotermia temperature, joanna stannard, Lidia Macchi, marco venturi, medico legale Roberto testi, Michael Cavallari, michele buoninconti, michele buoninconti innocente, michele buoninconti non colpevole, morte di elisa lam, morte elena ceste, morte per assideramento, morte per freddo, noble cause corruption, omicidio lidia macchi, Patrizia Bianchi, patrizia bianchi superteste, patrizia bianchi teste, patrizia bianchi teste chiave, patrizia bianchi varese, PG Gualdi, poesia anonima in morte di un'amica, poesia anonima in morte di un'amica lidia macchi, poesia anonima lidia macchi, processo a Michele Buoninconti, Processo a Michele Buoninconti: il confronto in aula del 22 luglio, processo mediatico, processo Stefano binda, requisitoria avvocato Giuseppe Marazzita, riesumazione lidia macchi, risultati autopsia elena ceste, roberto amerio, Roberto testi, sentenza Buoninconti, sentenza caso Ceste, sostituto procuratore generale Carmen Manfredda, Stefano binda innocente, suicide for cold, suicide for Hypothermia, suicidio per assideramento, superteste patrizia bianchi, Susanna Contessini, Susanna contessini grafologa, teste patrizia bianchi, testimone patrizia bianchi, tunnel vision, udienza processo michele buoninconti, ursula franco, ursula franco consulente asti, ursula franco consulente Buoninconti, ursula franco consulente criminologo, ursula franco consulente michele buoninconti, ursula franco criminologa, ursula franco elena ceste, ursula franco intervista, vera slepoj, vera slepoj psicologa

Michele Buoninconti volta pagina e riparte da sé stesso: scelta ‘drastica’ e un nuovo obiettivo in carcere (intervista)

Posted on 27 luglio 2019 by malkehats

UrbanPost.it

scritto da Michela Becciu, 27 Luglio 2019, 13:52

Omicidio Elena Ceste, Michele Buoninconti uomo nuovo. Condannato in via definitiva a 30 anni di carcere (con rito abbreviato), l’ex vigile del fuoco è detenuto dal 29 gennaio 2015, da allora non vede i suoi quattro figli i quali, affidati ai nonni materni, hanno sempre rifiutato i contatti con lui né gli hanno mai fatto visita in carcere. Buoninconti si professa da sempre innocente e si definisce vittima di un clamoroso errore giudiziario.

caso elenca ceste news

Michele Buoninconti trasferito nel carcere di Alghero, ecco perché

Rassegnato al suo destino, ha voltato pagina e ha posto le basi per una nuova vita. Parte da sé stesso, Michele, e si dedica allo studio. Si apprende infatti che in carcere sta studiando per la laurea in economia; questo il suo nuovo impegno per lenire la detenzione che lui reputa ingiusta. Condannato per omicidio premeditato della moglie e occultamento di cadavere – la 37enne scomparve dalla loro casa di Costigliole D’Asti la mattina del 24 gennaio 2014, e i suoi resti vennero rinvenuti casualmente il 18 ottobre dello stesso anno nella fanghiglia del canale del Rio Mersa, a meno di 1 km dalla abitazione – è stato trasferito nel carcere di Alghero, in Sardegna, proprio per poter studiare per conseguire il titolo. Buoninconti, si apprende, riceverebbe poche visite e si sarebbe gettato a capofitto nello studio. Ha perso, con la condanna definitiva, la patria potestà sui quattro figli avuti da Elena Ceste. Non ha più contatti con loro.

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Michele Buoninconti innocente in carcere come Stefano Binda? UrbanPost intervista la criminologa Ursula Franco

UrbanPost ha chiesto alla criminologa Ursula Franco, consulente di Buoninconti durante l’iter processuale che lo ha visto imputato, il perché di questa scelta dell’ex vigile del fuoco di essere trasferito. Ecco la sua risposta: “Michele Buoninconti si è fatto trasferire ad Alghero proprio per potersi iscrivere all’Università e studiare. Già in giovane età aveva dato alcuni esami alla facoltà di Economia e commercio. Pochi giorni fa, il 24 luglio, alle 19.10, nel momento in cui è stato assolto Stefano Binda, di cui sono stata consulente, il mio pensiero è andato al povero Buoninconti, il quale, a differenza di Binda, non ha avuto la fortuna di incontrare giudici illuminati e sta scontando una condanna a 30 anni per un omicidio mai avvenuto”. Stefano Binda, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi (nel 1987 in un bosco di Cittiglio, in provincia di Varese) e detenuto da oltre 3 anni, è stato assolto in Appello e scarcerato immediatamente. La sentenza di secondo grado ha infatti ribaltato quella del primo. Buoninconti innocente come Binda? La dottoressa Franco ne è convinta.

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INTERVISTA SCOMODA ALLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

Posted on 24 giugno 2019 by malkehats

Le Cronache lucane, 24 giugno 2019

– Dottoressa Franco, sono in tanti a chiedersi il perché, nonostante lei sia consulente in importanti casi giudiziari, nessun programma televisivo la inviti mai per un contraddittorio o per esprimere un suo giudizio su un altro qualsiasi caso di cronaca.

Negli scorsi anni, i conduttori degli show del dolore e i loro opinionisti hanno trasformato Michele Buoninconti, un irreprensibile padre di famiglia in un mostro e hanno poi fatto credere al loro pubblico di diversamente pensanti che io difendessi un femminicida, lei capisce che riconoscermi delle competenze sarebbe come ammettere di essersi sbagliati su di lui, ma non è solo questo il motivo per il quale i conduttori non mi interpellano, sostanzialmente a loro la verità non interessa perché non fa spettacolo, le ricordo il vergognoso teatrino messo in piedi in seguito alla morte accidentale di Mattia Mingarelli, un caso chiaro sin dall’inizio, eppure chi ha accusato pubblicamente un innocente di un omicidio mai avvenuto ha continuato a pontificare in tv. 

– Dottoressa Franco, quanto si sono sbagliati i Media su Buoninconti?

Sono corresponsabili non solo della condanna a 30 anni di un innocente e anche di aver reso orfani quattro ragazzi.

– Dottoressa, come vive il pregiudizio nei suoi confronti di gran parte dei giornalisti della carta stampata e dei conduttori televisivi?

Le rispondo con Onfray: “mi prendo gioco di quello che pensano di me, perché non sono in grado di misurare il mio valore” poiché sono privi di competenze in campo criminologico; peraltro nulla è eterno, neanche il potere di certi personaggi di distruggere le vite dei loro simili.

– Dottoressa Franco, fra qualche giorno comincerà il processo d’Appello che vede imputato Stefano Binda, già condannato all’ergastolo in primo grado, che può dirci?

Le carenze e gli errori di chi indagò all’epoca dei fatti hanno impedito di risolvere il caso. L’errore più eclatante è quello relativo alla ricostruzione dei fatti, un errore che non è mai stato corretto. L’omicida non si intrattenne sessualmente con la Macchi. Lidia uscì di casa il pomeriggio del giorno della sua morte per incontrare un uomo che è sempre rimasto nell’ombra, quest’uomo è corresponsabile della condanna di un innocente.

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Caso Buoninconti Ceste, criminologa Ursula Franco: le motivazioni della sentenza della Cassazione sono la riprova ultima che è stato commesso un errore giudiziario (intervista)

Posted on 11 dicembre 2018 by malkehats

Le Cronache Lucane, 11 dicembre 2018

Da qualche giorno i giudici della Corte Suprema di Cassazione hanno depositato le motivazioni della sentenza di condanna a 30 anni di Michele Buoninconti, accusato dalla procura di Asti di avere ucciso la moglie, Elena Ceste, 37 anni, che scomparve da casa il 24 gennaio 2014. Il corpo fu ritrovato il 18 ottobre successivo in un canale di scolo a poche centinaia di metri da casa. La criminologa Ursula Franco, che è stata consulente della difesa del vigile di Costigliole D’Asti, ci ha rilasciato una breve intervista su questo tema.

– Dottoressa Franco, che cosa pensa delle motivazioni della sentenza di condanna di Michele Buoninconti?

Le motivazioni della sentenza della Cassazione sono la riprova ultima che è stato commesso un errore giudiziario. 

– Dottoressa, ci definisca le motivazioni della sentenza con un aggettivo.

Esilaranti sarebbe l’aggettivo giusto se non parlassimo della condanna a 30 anni di reclusione di un uomo per un omicidio mai avvenuto. 

– Che può dirci riguardo a questo breve stralcio delle motivazioni della sentenza ripreso dai quotidiani nazionali: ”i tempi strettissimi in cui l’imputato commise il delitto e poi occultò il cadavere, compatibilmente con il falso alibi già predisposto, comportarono una serie di azioni ben studiate, così da poter essere eseguite in continuità secondo una cadenza sul filo dei minuti. La colpevolezza di Buoninconti è l’unica possibile lettura da dare allo svolgimento dei fatti”?

Questo breve stralcio fa luce sull’errore giudiziario. Nessuno è mai riuscito a ricostruire l’omicidio della Ceste in modo logico e in accordo con la casistica perché Elena Ceste non è stata uccisa. Le sembra logico che Buoninconti abbia premeditato l’omicidio e abbia poi gettato il cadavere a pochi metri da casa? Insomma, per i giudici Buoninconti premeditò l’omicidio ma non l’occultamento. E ancora, secondo questa ricostruzione il pover’uomo, prima di gettare il cadavere della Ceste nel fosso, allertò tutti i vicini, a che scopo? Per farsi prendere con le mani nel sacco? Peraltro nessuno ha mai saputo giustificare il fatto che i RIS abbiano escluso che un cadavere sia stato trasportato sulle auto di Buoninconti… potrei continuare in eterno. 

– Una curiosità, dottoressa Franco, perché non ha mai querelato chi non appena lei è stata nominata consulente in questo caso mediatico l’ha diffamata senza remore?

Io preferisco studiare e lavorare, chi mi diffama da anni si squalifica ogni volta che si esprime sul mio conto, sono dei poveretti che hanno tanto tempo da perdere e che temono il confronto, personaggi della TV spazzatura e non, innocentisti e colpevolisti, in tanti hanno creduto di potermi diffamare liberamente perché non facevo parte del sistema, perché non ero mai apparsa in TV, un comportamento che la dice lunga sullo stato dei loro “cervelli”. 

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Criminologa Ursula Franco: la giustizia non è vendetta (intervista)

Posted on 28 novembre 2018 by malkehats

In questa intervista di fine anno la criminologa Ursula Franco smonta alcuni luoghi comuni relativi al nostro sistema giudiziario e non perdona nessuno

Le Cronache Lucane, 28 novembre 2018

– Dottoressa Franco, quali deficienze affliggono le procure italiane?

Diciamo che molti magistrati non hanno competenze adeguate per affrontare un’indagine in quanto non conoscono la casistica, non sono capaci di condurre un interrogatorio e ignorano il fenomeno dei serial killer.

– Nel maggio di quest’anno, in un’intervista ha dichiarato che “l’ostentata superiorità morale delle parti civili spesso coincide con lo sprezzo della verità che è amorale e causa di errori giudiziari”, con chi ce l’ha?

Con chi appoggia le procure in modo acritico e con chi danneggia i procedimenti penali di cui si occupa alimentando l’incivile teatrino mediatico. 

– Che può dirci riguardo alla richiesta della procura di Benevento di archiviare la posizione dei Ciocan, di cui lei è consulente dal luglio 2016, e che rappresenta un indubbio riconoscimento per il lavoro fatto da lei e dagli avvocati della difesa Salvatore Verrillo e Giuseppe Maturo?

La richiesta della procura di Benevento parla da sé ed è la riprova che le procure hanno bisogno di criminologi che collaborino per risolvere i casi, non di chi li supporta nei loro errori attraverso i media spazzatura. 

– Che cosa la urta di più del sistema giudiziario? 

La superficialità e l’arroganza di certi “attori”, un’arroganza spesso condita da malafede e che usano per celare la loro incompetenza.

– Che pensa del tifo da stadio che circonda i casi giudiziari?

E’ patologico, non meno dei diseducativi commenti esultanti dopo una condanna, anche quelli sono segnali di uno squilibrio e non parlo di quelli dei familiari delle vittime. La giustizia non è vendetta.

– Mesi fa, avete smascherato Giuseppe Dezzani, un consulente forense che si è occupato del caso Buoninconti e di migliaia di altri casi giudiziari e che, nonostante fosse solo geometra, si spacciava per dottore e ingegnere, cosa è cambiato?

Dezzani non usa più né il titolo di dottore né quello di ingegnere ma mi hanno riferito che inspiegabilmente continua a fornire consulenze ad alcune procure. Evidentemente i tempi non sono ancora maturi, ma noi non andiamo di fretta, attendiamo pazienti il turnover dei poteri. In ogni caso, il fatto che Dezzani non usi più i titoli che millantava è la riprova che quel foglio che l’avvocato di parte civile dei Ceste, Deborah Abate Zaro, sventolò in aula durante l’udienza della Cassazione è carta straccia e che quindi i giudizi dei giudici di merito sono illegittimi perché fondati su una consulenza di nessun valore.

– Che cosa la disgusta di più di ciò che circonda un caso giudiziario? 

Quei consulenti forensi che alle famiglie delle vittime di suicidi o di accidenti raccontano che il loro familiare è stato ammazzato. Inventarsi un omicidio è una truffa e non è indolore per nessuno; non lo è per i familiari di chi è morto perché, sebbene riduca il loro senso di colpa, non gli permette di elaborare il lutto e li impegna in battaglie senza fine che li distruggono mentalmente ed economicamente e poi frantuma le vite di chi viene ingiustamente accusato di un omicidio mai avvenuto, soggetti che in realtà hanno un’unica “colpa”: essere sopravvissuti al familiare di chi li accusa. 

– Come deve comportarsi un consulente in questi casi?

Non ci sono alternative, un consulente onesto deve dire la verità ai familiari di chi si è suicidato o è morto per cause accidentali e condurli per mano verso l’elaborazione del lutto.

– Che cosa sogna per il 2019?

Un pugno di ferro contro i millantatori che viziano i processi penali.

– Chiudiamo con una curiosità, dottoressa Franco, è vero che quando lavorava nel carcere che si trova sull’isola di Gorgona, in senso critico il magistrato di sorveglianza l’aveva soprannominata Brubaker?

E’ vero, ne vado orgogliosa, come il protagonista del film Brubaker ho sempre e solo semplicemente desiderato che venisse applicato l’ordinameno penitenziario, null’altro. Credo che dovremmo interrogarci sullo stato di un paese dove chi si lamenta perché non viene applicata la legge viene considerato un rivoluzionario, a mio avviso non può che essere un paese corrotto sull’orlo del baratro. Buon 2019 a tutti.

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Criminologa Ursula Franco: il processo mediatico è una fucina di errori giudiziari (intervista)

Posted on 25 novembre 2018 by malkehats

Le Cronache Lucane, 25 novembre 2018

La criminologa Ursula Franco, che da anni si occupa di errori giudiziari, fa il punto sul processo mediatico

“L’Italia pullula di trasmissioni televisive che hanno fatto della disinformazione e dell’istigazione al giustizialismo la loro bandiera, in un paese civile verrebbero tutti indagati per intralcio alla giustizia.

I programmi televisivi che si occupano di crimine, e che vanno per la maggiore, sono condotti da giornalisti che hanno conseguito, quando va bene, la licenza superiore, ma che hanno la presunzione di ergersi a giudici dicendosi pubblicamente “terzi” nonostante ignorino completamente la criminologia, la psichiatria, la medicina legale e la casistica, questi individui sono affetti da una distorsione cognitiva detta effetto Dunning-Kruger a causa della quale rifiutano di confrontarsi con la propria incompetenza e tendono a sopravvalutarsi.

I conduttori degli “show del dolore” amano riempirsi la bocca con i capi d’accusa; lasciano passare il messaggio che indagato significhi colpevole, ad eccezione di quando gli indagati sono loro stessi; predicano la compassione esclusivamente per le famiglie delle vittime; stigmatizzano senza mezzi termini le famiglie dei carnefici attribuendo inspiegabilmente a tutti i familiari del responsabile del delitto la sua colpa così com’è usanza nelle terre in cui certi cittadini tutelano il proprio diritto autonomamente attraverso le faide familiari.

Un omicidio, com’è facile da intuire, è una tragedia sia per la famiglia della vittima che per quella del reo ma, purtroppo, inspiegabilmente, in un paese cattolico, il trend non è la compassione ma il giustizialismo.

I giornalisti spietati che speculano sulla vita di chi improvvisamente si trova coinvolto in un caso giudiziario hanno tratti di personalità psicopatica che gli permettono di approfittarsi di chi soffre e anche di manipolare i fatti senza provare alcun senso di colpa.

Le trasmissioni tanto amate dai telespettatori, dove la verità non interessa a nessuno e dove non c’è spazio per il contraddittorio, da una parte fingono di condannare la violenza e dall’altra manipolano il loro pubblico adorante mistificando i fatti e convincendolo che è preferibile la giustizia sommaria a quella di Stato.

Purtroppo i parenti delle vittime di un omicidio non cercano più verità e giustizia nell’intimità delle aule giudiziarie ma in televisione e, allo stesso modo, le famiglie dei carnefici trovano sollievo nella temporanea gratificazione che possono dargli le performance televisive dei loro avvocati e consulenti, molti dei quali gli vengono imposti dai conduttori degli stessi programmi televisivi che li ospitano.

Il processo mediatico, fucina di errori giudiziari, ha sostituito nella mente degli italiani il vero e proprio processo, gli attori di un caso giudiziario desiderano soprattutto apparire o essere rappresentati di fronte a milioni di telespettatori perché sono alla ricerca di ciò che oggi sembra contare di più: l’appoggio dell’opinione pubblica, di un’opinione pubblica alla quale vengono forniti dati parziali e manipolati e che, se anche potesse leggere gli atti per intero, non sarebbe in grado di trarre conclusioni di valore in quanto priva delle competenze necessarie. L’indignazione dell’opinione pubblica è un’arma potente ma a doppio taglio, è capace di far riaprire procedimenti ormai chiusi ma anche di far condannare dei soggetti innocenti”.

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Criminologa Ursula Franco: A Quarto Grado fanno pagare il biglietto a chi ha goduto delle menzogne da loro raccontate sul caso Ceste (intervista)

Posted on 24 novembre 2018 by malkehats

Le Cronache Lucane, 24 novembre 2018

Ieri, durante la trasmissione Quarto Grado, il conduttore Gianluigi Nuzzi ha chiesto al suo pubblico di fare donazioni in denaro a Franco e Lucia Ceste, nonni dei figli di Michele Buoninconti e ha diffuso gli estremi del loro conto corrente. La criminologa Ursula Franco, che difende Buoninconti dal febbraio 2015, ha così commentato: “Quarto Grado, dopo aver favorito la condanna a 30 anni di reclusione di Michele Buoninconti per un omicidio mai avvenuto attraverso un disgustoso processo mediatico grazie al quale la verità è stata sommersa dal fango, chiede al suo pubblico di inviare soldi ai nonni dei 4 figli di Buoninconti che versano in condizioni economiche precarie. A Quarto Grado fanno pagare il biglietto a chi ha goduto delle menzogne da loro raccontate sul caso Ceste. In questo caso giudiziario, Quarto Grado, come tante altre trasmissioni, ha guardato colpevolmente allo share e non alla verità collaborando all’errore giudiziario commesso in primo e secondo grado e consacrato dai giudici della Cassazione”.

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