
La criminologa Ursula Franco a Stylo24 ricostruisce le fasi dell’indagine sulla morte del ragazzo escludendo gli aspetti da thriller della tragedia
Stylo24, 9 gennaio 2019
La Dottoressa Ursula Franco è medico e criminologo, si occupa soprattutto di suicidi e morti accidentali scambiate per omicidi e di errori giudiziari. E’ stata la consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti. Recentemente ha fornito una consulenza all’avvocatessa Patrizia Esposito, difensore di Stefano Binda, già condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Ursula Franco è anche consulente degli avvocati della difesa di Daniel e Cristina Ciocan per i quali la procura di Benevento ha chiesto l’archiviazione. Dal dicembre 2016 è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis, una tecnica scientifica di analisi del linguaggio messa a punto dallo studioso israeliano Avinoam Sapir. Dal 2013, cura un blog di criminologia, Malke Crime Notes, dove pubblica analisi di noti casi giudiziari italiani ed americani.
All’indomani del ritrovamento del corpo di Mattia Mingarelli, in un’intervista a Roma/Cronache Lucane rilasciata il 26 dicembre, la dottoressa Franco ha escluso che la morte del ragazzo potesse ritenersi sospetta.
In un’analisi pubblicata sul suo blog il 28 dicembre la Franco ha scritto:
“Non c’è niente di “misterioso” nella scomparsa di Mattia Mingarelli né di “strano” nella testimonianza del gestore del rifugio “Ai Barchi” dove il ragazzo si recò prima di morire: la presenza del vomito vicino al tavolo del rifugio e il fatto che Mattia abbia perduto il telefono proprio lì, sono la riprova che si sentì male dopo essere uscito dal rifugio. Il racconto del Del Zoppo è credibile e privo di smagliature, peraltro se il Del Zoppo fosse implicato nella morte di Mattia non solo non avrebbe conservato il suo telefono ma non avrebbe raccontato che il Mingarelli si era recato per due volte al suo rifugio o avrebbe fatto di tutto per accreditare l’ipotesi del malore peraltro senza alcun timore di venir smentito visto che quel pomeriggio il Del Zoppo e il Mingarelli erano soli. Mattia Mingarelli si è sentito male dopo l’ultima bevuta al rifugio “Ai Barchi”, ha urtato il volto contro un ramo, è scivolato, ha battuto la testa producendosi una frattura occipitale ed è morto per assideramento. Non ci sono né lesioni da difesa né segni di una colluttazione sul cadavere, il cadavere di Mattia si trovava a pochi metri dal rifugio e non era occultato, tutti dati a sostegno della morte accidentale. Non accredita di certo l’ipotesi omicidiaria il fatto che i soccorritori ed i cani non abbiano trovato il corpo del Mingarelli. I soccorritori non videro il suo corpo in quanto era coperto dalla neve caduta quella notte mentre le ricerche con i cani da traccia no sono affidabili. L’ipotesi che il cadavere sia stato spostato è improponibile, nessuno sposterebbe infatti un corpo dopo aver dato l’allarme e con le ricerche in corso, tantomeno per non occultarlo”.
Lettera aperta della criminologa Ursula Franco a “La Vita in Diretta”
“Se lo sfortunato Giorgio Del Zoppo fosse stato vostro padre o vostro marito o vostro fratello, gli avreste riservato lo stesso trattamento? Lo chiedo a voi perché avete permesso a soggetti privi di competenze in campo criminologico di riempirsi la bocca con la parola omicidio in un caso evidente di morte accidentale.
Non ci si inventa criminologi, servono competenze in campo medico (medicina legale, psichiatria, tossicologia, chimica etc, etc), e a queste competenze, che si acquisiscono soltanto all’Università e che vanno documentate con un bel diploma di laurea, va aggiunta una non meno necessaria approfondita conoscenza della casistica.
Vi rendete conto che certe inferenze dei vostri opinionisti a digiuno di criminologia non solo espongono i loro autori al ridicolo ma danneggiano la vita di chi, suo malgrado, si trova implicato in un caso giudiziario e spesso impediscono ai familiari di chi muore di farsi una ragione di una eventuale archiviazione?
È un campo delicato quello della giustizia e non dovrebbe esserci spazio né per l’approssimazione né per la disinformazione.
Avete mai sentito parlare dell’effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale alcuni individui rifiutano di confrontarsi con la propria incompetenza e tendono a sopravvalutarsi?
Esprimersi senza competenze su un caso giudiziario non solo è rivelatore di una mancanza di coscienza di sé ma anche di uno sprezzo per i propri simili.
Sapete che la pressione prodotta da un processo mediatico su una procura e sui giudici è equiparabile ad una pressione idraulica ed è la prima causa di errore giudiziario?
Sapete che per esprimersi nel campo dell’analisi del linguaggio servono competenze che si maturano soltanto in molti anni di studio?
Avete mai sentito parlare di “autopsia psicologica”? Prima di fasciarsi la testa con ipotesi omicidiarie conviene sempre focalizzare su eventuali fragilità, frustrazioni o sofferenze di uno/a scomparso/a. Nella maggior parte dei casi infatti un’autopsia psicologica permette di addivenire ad una soluzione in tempi brevi, a meno che non se ne sottovalutino o neghino deliberatamente le risultanze.
Vi è giunta voce che, nonostante le ricerche, i corpi di Melania Rea, Elena Ceste, Yara Gambirasio, Eleonora Gizzi, Daniele Taddei, Rocco Di Nello, Provvidenza Grassi, Lucia Manca e Saverio Tagliafierro, per nominarne qualcuno, sono stati tutti ritrovati per caso?
Sapete che i cani da compagnia non hanno “super poteri”? Hanno difficoltà a trovare i cadaveri gli addestrati Bloodhound, come vi viene in mente che sia anomalo che il cane da compagnia del Mingarelli non abbia condotto i soccorritori al cadavere del proprio padrone ma si sia invece divertito a giocare con un altro cane?
La casistica insegna che le ricerche con i cani da traccia spesso falliscono, molti sono infatti i fattori che possono viziare una ricerca: l’invecchiamento della traccia olfattiva; le condizioni climatiche estreme; la contaminazione della scena per l’accorrere di molti soggetti (familiari, inquirenti e curiosi); la scelta sbagliata del testimone d’odore da far annusare al cane nel caso si applichi il metodo americano o Whitney, il testimone d’odore è un oggetto o un indumento appartenente al disperso che va scelto con cura, bisogna infatti evitare di far annusare al cane indumenti contaminati dal profumo dei saponi da bucato o dall’odore di un altro soggetto; l’interpretazione delle indicazioni del cane (lettura del cane), che spetta all’uomo, ed è quindi passibile di errore.
L’errato assunto che le ricerche con i cani siano infallibili non solo è la riprova di una mancanza di conoscenza della casistica ma è anche fonte di grossolani errori, conduce infatti ad ipotizzare fantomatici spostamenti di cadaveri ed altrettanti fantomatici depistaggi che aprono la strada all’errore giudiziario.
Per non sbagliare più, imparate a riservare ai soggetti informati sui fatti, sospettati o indagati lo stesso trattamento che vorreste vi fosse riservato o fosse riservato ad un vostro caro, per chi specula sulle disgrazie altrui c’è spazio in televisione ma non in paradiso”.
La lettera aperta a “La Vita in Diretta” è stata pubblicata anche su Le Cronache Lucane.