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MORTE DI VIVIANA E GIOELE: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Posted on 24 agosto 2020 by malkehats

Viviana Parisi e Daniele Mondello

Un drone dei vigili del fuoco ha ripreso il corpo di Viviana accanto al traliccio già alle 10,15 del 4 agosto, neanche 24 ore dopo l’incidente e la fuga della donna nei campi, il suo corpo però è stato ritrovato l’8 agosto e quello di Gioele il 19.

Le Cronache Lucane, 24 agosto 2020

Il 3 agosto scorso, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un vicino centro commerciale. La Parisi è stata coinvolta in un incidente in autostrada, a più di cento chilometri da casa, nei pressi di Caronia, Messina. Dopo il sinistro, la Parisi ha scavalcato il guard rail con il bambino in braccio ed è scomparsa nel bosco. Il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato il 9 agosto a poche centinaia di metri dal punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni. Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento del corpo della madre.

La criminologa Ursula Franco all’indomani della scomparsa di Viviana e Gioele aveva dichiarato: “Potrebbero essersi nascosti in un posto molto vicino al luogo dell’incidente. Personalmente esplorerei ciò che appare inaccessibile, inarrivabile, impraticabile. I casi di Elisa Lam, Noah Donohoe, Larry Ely Murillo-Moncada, Gaia Pope ed Elena Ceste provano che gli psicotici si nascondono”. La criminologa aveva poi ipotizzato che la perdita del contatto con la realtà avesse preceduto l’incidente e che la Parisi lo avesse male interpretato inserendolo in un contesto delirante.

Alle 14 di oggi, la procura ha diffuso il seguente comunicato: “Le ricerche delle vittime, su tempistica e modalità, sono state coordinate dagli organi competenti, diversi da questa Procura, e sono rimaste ben distinte dalle attività investigative giudiziarie finalizzate alla ricostruzione dell’intera vicenda. Complesse indagini sono ancora in corso, allo stato, nei confronti di ignoti per i delitti di omicidio e sequestro di persona e sono tuttora coperte da segreto istruttorio”. “Quanto al piccolo Gioele è attualmente in corso l’elaborazione da parte del consulente di questa Procura delle migliaia di ulteriori fotogrammi ripresi dai droni dei vigili del fuoco nei giorni delle ricerche. Al momento, ad un primo studio dei fotogrammi consultati, non si evidenzia la presenza del corpo del piccolo Gioele vicino a quello della madre” si legge ancora nel comunicato della procura.

Questa mattina, l’avvocato Pietro Venuti, legale di Daniele Mondello ha dichiarato “Le ricerche hanno avuto troppe carenze. Chiediamo alla Procura di fare chiarezza anche su chi, dopo l’incidente, avrebbe potuto aiutare Viviana e non l’ha fatto”.

Il procuratore ha chiesto allo psichiatra Massimo Picozzi una consulenza “sullo stato di salute mentale e psicologico della signora Parisi, alla luce della documentazione medica acquisita e di ogni altro elemento di eventuale interesse”.

– Dottoressa Franco, domani pomeriggio verrà eseguita l’autopsia sui resti del piccolo Gioele, che informazioni potrà dare?

I resti di Gioele sono stati ritrovati dopo molti giorni, le informazioni più importanti verranno dallo studio dei cicli vitali degli insetti che si sono depositati sui suoi resti: stima del tempo del decesso e di un eventuale spostamento del corpo. Le indagini entomologiche sono state eseguite anche sui resti di Viviana e verrano messe a confronto per tentare di stabilire chi dei due sia morto prima. Lo studio delle lesioni da parte di un esperto permetterà poi di capire quali animali abbiano infierito sui corpi di Gioele e Viviana.

– Invece riguardo alla causa di morte di Gioele?

Dubito che dai resti del bambino si avranno risposte certe, attraverso lo studio della sede e dell’entità delle fratture presenti sui resti di Viviana si potrà invece stabilire se la sua morte sia intervenuta in seguito ai traumi riportati nell’incidente stradale e alla disidratazione o in seguito ad una precipitazione. Inoltre, se Viviana è salita sul traliccio, soprattutto sulle sue mani e sul torace, verranno repertati graffi e spine dei rovi che vi sono cresciuti, mentre sul traliccio saranno presenti segni del passaggio di Viviana.

– Dottoressa Franco, quale potrebbe essere il “movente” di un eventuale omicidio/suicidio?

È nella paranoia la chiave di un eventuale omicidio/suicidio, non nella crisi mistica o nella depressione. Viviana potrebbe aver ucciso Gioele perché riteneva che potessero toglierle la potestà genitoriale e non perché fosse in preda ad un delirio mistico. Viviana era in preda ad un delirio persecutorio e si era avvicinata alla fede, non era in preda ad un delirio mistico, viveva solo una crisi religiosa. Il delirio mistico è un delirio in cui il soggetto sperimenta un particolare, esclusivo e intimo rapporto con la divinità e in qualche modo ne entra a far parte (Lorenzini e Coratti, 2008), non il caso della Parisi. Per spiegarsi la dinamica dei fatti è necessario tenere in considerazione il contenuto del suo delirio in quanto i comportamenti dei soggetti paranoici sono una conseguenza delle loro idee deliranti. Infine, se Viviana ha ucciso Gioele non l’ha fatto perché fosse depressa e non vedesse per sé e per il figlio un futuro, come nei casi di suicidio allargato, lo ha fatto in preda ad un convincimento paranoide. Detto ciò, si può escludere che Viviana avesse tentato il suicidio in precedenza.

Aggiungo che, per il poco che è trapelato in merito alle risultanze autoptiche, il quadro lesivo mi sembra atipico per una precipitazione. Ho letto che Viviana non avrebbe fratture alla testa ma solo alla colonna vertebrale, tali fratture potrebbero essersi prodotte durante l’incidente stradale e spiegherebbero il quadro lesivo atipico per una precipitazione. Le fratture vertebrali possono essere parziali o totali, minori o maggiori, stabili o instabili e amieliniche o mieliniche e in molti casi possono essere asintomatiche. L’incidente però potrebbe aver provocato a Viviana lesioni agli organi interni con conseguente emorragia. Se il quadro lesivo è quello diffuso dai media, Viviana potrebbe essere morta per le conseguenze dell’incidente e la disidratazione.

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CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: SE FOSSE OMICIDIO/SUICIDIO SI SPIEGHEREBBE CON IL TIMORE DI VIVIANA DI PERDERE LA POTESTA’ GENITORIALE

Posted on 23 agosto 2020 by malkehats

Viviana Parisi e Daniele Mondell

Criminologa Ursula Franco: “Il corpo di Gioele non darà risposte certe mentre la sede e l’entità delle fratture di Viviana permetteranno di concludere per una morte intervenuta in seguito ai traumi riportati nell’incidente stradale o ad una precipitazione. Se Viviana è salita sul traliccio, soprattutto sulle sue mani e il torace, troveranno graffi e spine dei rovi che vi sono cresciuti”

Le Cronache Lucane, 23 agosto 2020

Il 3 agosto scorso, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un vicino centro commerciale. La Parisi è stata coinvolta in un incidente in autostrada, a più di cento chilometri da casa, nei pressi di Caronia, Messina. Dopo il sinistro, la Parisi ha scavalcato il guard rail con il bambino in braccio ed è scomparsa nel bosco. Il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato il 9 agosto a poche centinaia di metri dal punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni. Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento del corpo della madre.

La criminologa Ursula Franco all’indomani della scomparsa di Viviana e Gioele aveva dichiarato: “Potrebbero essersi nascosti in un posto molto vicino al luogo dell’incidente. Personalmente esplorerei ciò che appare inaccessibile, inarrivabile, impraticabile. I casi di Elisa Lam, Noah Donohoe, Larry Ely Murillo-Moncada, Gaia Pope ed Elena Ceste provano che gli psicotici si nascondono”. La criminologa aveva poi ipotizzato che la perdita del contatto con la realtà avesse preceduto l’incidente e che la Parisi lo avesse male interpretato inserendolo in un contesto delirante.

Dottoressa Franco, e se fosse omicidio/suicidio?

È nella paranoia la chiave di un eventuale omicidio/suicidio, non nella crisi mistica o nella depressione. Viviana potrebbe aver ucciso Gioele perché riteneva che potessero toglierle la potestà genitoriale e non perché fosse in preda ad un delirio mistico. Viviana era in preda ad un delirio persecutorio e si era avvicinata alla fede, non era in preda ad un delirio mistico, viveva solo una crisi religiosa. Il delirio mistico è un delirio in cui il soggetto sperimenta un particolare, esclusivo e intimo rapporto con la divinità e in qualche modo ne entra a far parte (Lorenzini e Coratti, 2008), non il caso della Parisi. Per spiegarsi la dinamica dei fatti è necessario tenere in considerazione il contenuto del suo delirio in quanto i comportamenti dei soggetti paranoici sono una conseguenza delle loro idee deliranti. Infine, se Viviana ha ucciso Gioele non l’ha fatto perché fosse depressa e non vedesse per sé e per il figlio un futuro, come nei casi di suicidio allargato, lo ha fatto in preda ad un convincimento paranoide. Detto ciò, si può escludere che Viviana avesse tentato il suicidio in precedenza.

Pubblicato in criminologia, Viviana Parisi e Gioele Mondello | Contrassegnato aosta morte per assideramento, arrestato michele buoninconti, autopsia elena ceste, avvocato Giuseppe Marazzita, buoninconti errore giudiziario, buoninconti innocente, causa morte elena ceste, cause errore giudiziario, consulente buoninconti, consulenti di parte, consulenti medico legali, convegno di criminologia, corte d'assise di asti michele buoninconti, criminologa buoninconti, criminologa consulente di Michele Buoninconti, criminologa michele buoninconti, Daniele Mondello, denudamento paradosso, denudamento parodosso ipotermi, dichiarazioni spontanee, dichiarazioni spontanee buoninconti, dichiarazioni spontanee michele buoninconti, elena ceste, elena ceste delirio persecutorio, elena ceste possibili scenari, elena ceste psicosi, elena ceste psicotica, elena ceste psychotic breakdown, Elena Ceste si è suicidata, elena ceste suicidio, errore giudiziario, Gioele Mondello, hide and die syndrome, hide and die syndrome hypotermia, intervista a il tempo consulente buoninconti, intervista a il tempo criminologa buoninconti, intervista a il tempo ursula franco, intervista consulente buoninconti, intervista criminologa buoninconti, letargo terminale ipotermia, lethal hypotermia, michele buoninconti, michele buoninconti innocente, michele buoninconti non colpevole, morte elena ceste, morte per assideramento, morte per assideramento elena ceste, morte per ipotermia, morte per ipotermia elena ceste, nascondersi e morire ipotermia, nascondersi ipotermia, Noah Donohoe Belfast, paradoxical disrobing, paradoxical disrobing hypotermia, paradoxical undressing, paradoxical undressing hypotermia, processo a Michele Buoninconti, Processo a Michele Buoninconti: il confronto in aula del 22 luglio, requisitoria avvocato Giuseppe Marazzita, risultati autopsia elena ceste, scomparsa DJ, scomparsa madre e figlio, scomparsa Viviana Parisi, scomparsi Caronia Messina, sentenza Buoninconti, sentenza caso Ceste, Terminal burrowing behaviour, terminal burrowing Hypotermia, udienza processo michele buoninconti, ursula franco, ursula franco consulente asti, ursula franco consulente Buoninconti, ursula franco consulente criminologo, ursula franco consulente michele buoninconti, ursula franco criminologa, ursula franco elena ceste, ursula franco intervista, ursula franco michele buoninconti, Viviana Mondello

VIVIANA E GIOELE: PERCHE’ LE POLEMICHE SULLE TECNICHE DI RICERCA DEI DISPERSI SONO GIUSTE

Posted on 21 agosto 2020 by malkehats

La criminologa Ursula Franco all’indomani della scomparsa di Viviana e Gioele aveva dichiarato: “Potrebbero essersi nascosti in un posto molto vicino al luogo dell’incidente. Personalmente esplorerei ciò che appare inaccessibile, inarrivabile, impraticabile. I casi di Elisa Lam, Noah Donohoe, Larry Ely Murillo-Moncada, Gaia Pope ed Elena Ceste provano che gli psicotici si nascondono”. La criminologa aveva poi ipotizzato che la perdita del contatto con la realtà avesse preceduto l’incidente e che la Parisi lo avesse male interpretato inserendolo in un contesto delirante.

Le Cronache Lucane, 21 agosto 2020

Il 3 agosto scorso, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un vicino centro commerciale. La Parisi è stata coinvolta in un incidente in autostrada, a più di cento chilometri da casa, nei pressi di Caronia, Messina. Dopo il sinistro, la Parisi ha scavalcato il guard rail con il bambino in braccio ed è scomparsa nel bosco. Il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato il 9 agosto a poche centinaia di metri dal punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni. Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento del corpo della madre. 

Abbiamo posto alcune domande sulle tecniche di ricerca alla dottoressa Ursula Franco che è medico e criminologo e si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

– Dottoressa Franco, perché le polemiche sulle tecniche di ricerca dei dispersi sono giuste?

Come tutti immaginiamo non è facile trovare un disperso, però è necessario che chi fa le ricerche e fallisce si prenda la responsabilità del proprio fallimento senza addurre abborracciate giustificazioni che possono danneggiare altri soggetti.

Credo anche che vadano rivisti i metodi di ricerca standard di persone scomparse in stato confusionale se è vero che “il metodo di ricerca standard di persone scomparse in stato confusionale è quello di battere aree di potenziale pericolo visibili, non esplorare luoghi inaccessibili, nascosti, sperduti, inarrivabili, grossi cespugli, rovi, boschi, fossi impraticabili al camminamento” così come riferito da un addetto alle ricerche di Elena Ceste. Lo dico perché gli psicotici si nascondono e vanno quindi cercati proprio nei “luoghi inaccessibili, nascosti, sperduti, inarrivabili, grossi cespugli, rovi, boschi, fossi impraticabili al camminamento”

Elena Ceste non fu trovata perché nessuno controllò il tunnel del Rio Mersa dove si era nascosta e non perché Michele avesse messo in atto dei depistaggi. 

La riprova è che i corpi di Viviana e Gioele sono stati trovati a poche centinaia di metri dal guard rail in una zona già battuta dai soccorritori.

Elena Ceste, vittima di assideramento

– Dottoressa perché è necessario migliorare le tecniche di ricerca?

Investire nelle ricerche dei dispersi permette di salvare vite e, in caso di morte, se i corpi vengono ritrovati rapidamente, le autopsie danno risposte esaustive. In parole povere, investire nelle ricerche permette di ridurre i costi delle indagini e gli errori giudiziari. Se il corpo di Elena Ceste fosse stato trovato subito si sarebbe potuto concludere senza ombra di dubbio per una morte per assideramento e Michele Buoninconti non sarebbe in galera.

– Come sono morti Gioele e Viviana? L’autopsia sui resti di Gioele toglierà tutti i dubbi?

Il corpo di Gioele non darà risposte certe mentre la sede e l’entità delle fratture presenti su quello di Viviana permetteranno di concludere per una morte intervenuta in seguito ai traumi riportati nell’incidente stradale o ad una precipitazione. Se Viviana è salita sul traliccio, soprattutto sulle sue mani e il torace troveranno graffi e spine dei rovi che vi sono cresciuti. Vi ricordo che è stato Daniele a definire l’incidente “un piccolo incidente”, lo ha fatto per rassicurare Viviana.

– Dottoressa Franco, ci faccia degli esempi di ricerche non andate a buon fine.

Negli ultimi anni le seguenti ricerche di soggetti scomparsi con l’ausilio dei gruppi cinofili si sono rivelate fallimentari:

– Nel tardo pomeriggio del 24 dicembre 2018 alcuni sciatori hanno avvistato nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, il corpo senza vita di Mattia Mingarelli, 30 anni, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto per l’ultima volta il 7 dicembre in compagnia del proprio cane e da dove per giorni si erano concentrate le infruttuose ricerche con i cani.

– Nel caso dell’omicidio di Isabella Noventa, omicidio seguito dall’occultamento del cadavere della donna, a Noventa Padovana, una ruspa ha scavato senza esito in un punto indicato dai cani.

– Christiane Seganfreddo, scomparsa da casa il 30 dicembre 2013, è stata ritrovata per caso, il 15 febbraio 2014, a soli 2 chilometri da casa in una zona già battuta senza esito dai cani da traccia e dai soccorritori.

All’indomani del ritrovamento, il questore di Aosta, Maurizio Celia ha dichiarato: “Saremo stati neanche a 50 metri di distanza, con noi avevamo i cani ma non hanno fiutato nulla” (16.2.2014, lastampa.it, Christian Pellissier), mentre Renato Guillet, marito di Christiane Seganfreddo ha affermato: “È paradossale. Proprio stamattina ho avuto un’altra segnalazione e un attimo dopo mi dicono che Christiane è stata trovata nelle vigne sopra casa nostra dove era passato anche il cane da ricerca. Ho un po’ di rabbia addosso” (15.2.2014, ilmessaggero.it).

– Il corpo nudo di Elisa Lam, una studentessa canadese di 21 anni è stato trovato, il 19 febbraio 2013, moderatamente decomposto in una cisterna dell’acqua posta sul tetto del Cecil Hotel di Los Angeles. I genitori della ragazza ne avevano denunciato la scomparsa all’inizio del mese ma le ricerche svolte dalla polizia con l’ausilio dei cani non avevano dato i frutti sperati e solo dopo che gli ospiti dell’albergo si erano lamentati del sapore dell’acqua che usciva dai rubinetti, alcuni operai addetti alle cisterne fecero la macabra scoperta.

– Il cadavere di Eleonora Gizzi è stato ritrovato per caso da un tecnico della Società Autostrade che stava effettuando delle verifiche periodiche dei piloni di un viadotto, 5 mesi dopo la sua scomparsa, a soli 2 chilometri da casa ed a pochi metri dal luogo dove era stata avvistata l’ultima volta da un parente, ma soprattutto in una zona che era già stata battuta senza esito dai soccorritori e dai cani da traccia. I cani, addetti alle ricerche della Gizzi, erano passati più volte nella zona del ritrovamento nei giorni successivi all’allontanamento di Eleonora da casa, squadre di volontari avevano battuto l’area giorno e notte senza localizzarla, eppure lei era lì, a pochi metri di distanza dal punto in cui era stata vista l’ultima volta il giorno della sua scomparsa. Il padre di Eleonora, Italo Gizzi, all’indomani del ritrovamento, ha dichiarato: “Sono certo che sia lei, me lo sento. La cosa che mi tormenta è che è poco distante da casa ma soprattutto sono luoghi che sono stati battuti da chi la cercava. Non riesco a trovare pace ma io non mi muovo da qui, aspetto finché non mi daranno delle risposte” (24.8.2014, tgcom24.mediaset.it).

– Nel caso di Yara Gambirasio, le ricerche condotte con l’ausilio dei cani condussero al cantiere di Mapello fuorviando le indagini. Inoltre, i soccorritori ed i cani perlustrarono invano il campo di Chignolo d’Isola dove si trovava il cadavere di Yara dalla notte della scomparsa, il corpo della giovane venne invece individuato per caso da un appassionato di aeromodellismo tre mesi dopo l’omicidio, il 26 febbraio 2011. In seguito al ritrovamento dei resti di Yara non sono mancate le polemiche riguardo alle ricerche e le astruse giustificazioni dei soccorritori che hanno sostenuto di aver controllato l’area e di essere certi che il corpo della Gambirasio non fosse lì, nonostante l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che si è occupata del caso, abbia dichiarato alla stampa: “Le indagini naturalistiche convergono nel concludere che il corpo di Yara Gambirasio è in via di elevata probabilità rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta a poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento. Si può prospettare, in termini di alta verosomiglianza, che la Gambirasio sia morta nel campo ove fu rinvenuta cadavere il 26 febbraio 2011″ (bergamo.corriere.it 4 marzo 2015).

– Nel caso dell’omicidio di Melania Rea, un cane da ricerca, dopo aver fiutato gli indumenti della donna, si diresse nei pressi del monumento ai Martiri della Resistenza, a Colle San Marco, in un percorso a metà tra le altalene ed il bar-chiosco verso il quale il marito aveva detto essersi diretta la donna il giorno della scomparsa, le indagini hanno appurato, invece, che la Rea, quel giorno, non era stata in quella zona.

– I cani Bloodhound impiegati nelle ricerche di Laura Winkler, una ragazza di 13 anni di Brunico (Bolzano), scomparsa il 21 aprile 2013, fiutarono le tracce della ragazza fino ai bordi della strada provinciale, all’altezza di un hotel chiuso in località Bagni di Salomone dove la Winkler non era transitata; la Winkler fu ritrovata, due giorni dopo la sua scomparsa, in un burrone nella Valle di Anterselva poco distante dal maso del nonno dal quale si era allontanata.

– I conduttori dei cani del gruppo cinofilo che intraprese le ricerche del piccolo Tommaso Onofri, affermarono che i cani avevano suggerito ‘direzione autostrada’ mentre le indagini conclusero che i rapitori avevano preso la direzione opposta.

– I cani da ricerca non sono stati in grado di trovare il cadavere di Elena Ceste nonostante la donna si fosse nascosta a poche centinaia di metri da casa, non solo, fiutarono una traccia che portava altrove, verso la chiesa del paese.

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NON E’ OMICIDIO/SUICIDIO, VIVIANA PARISI ERA IN PREDA AD UN DELIRIO PERSECUTORIO ED E’ MORTA PER LE CONSEGUENZE DELL’INCIDENTE E LA DISIDRATAZIONE

Posted on 20 agosto 2020 by malkehats

Gioele Mondello e Viviana Parisi

STYLO24, 20 agosto 2020

Il 3 agosto scorso, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un vicino centro commerciale. La Parisi è stata coinvolta in un incidente in autostrada, a più di cento chilometri da casa, nei pressi di Caronia, Messina. Dopo il sinistro, la Parisi ha scavalcato il guard rail con il bambino in braccio ed è scomparsa nel bosco. Il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato il 9 agosto a poche centinaia di metri dal punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni. Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento del corpo della madre. Sul caso abbiamo intervistato la criminologa Ursula Franco che è medico e criminologo e si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

– Dottoressa Franco, come sono morti Viviana e Gioele?

Per il poco che è trapelato in merito alle risultanze autoptiche il quadro lesivo mi sembra atipico per una precipitazione. Viviana non ha fratture alla testa ma solo alla colonna vertebrale, tali fratture potrebbero essersi prodotte durante l’incidente stradale e spiegherebbero il quadro lesivo atipico per una precipitazione. L’incidente poi potrebbe averle provocato lesioni agli organi interni con conseguente emorragia. In tal caso Viviana non si sarebbe suicidata, non si sarebbe buttata dal traliccio, né avrebbe ucciso suo figlio. Viviana sarebbe morta per le conseguenze dell’incidente e la disidratazione. Per quanto riguarda Gioele, poiché non è stata eseguita ancora l’autopsia, posso ipotizzare che sia morto per disidratazione.

– Dottoressa, perché Viviana non ha atteso i soccorsi?

Perché era in preda ad un delirio persecutorio, aveva perso il contatto con la realtà e vedeva nei soccorritori dei “nemici”, per questo motivo è scappata nel bosco con Gioele.

– Dottoressa Franco, Viviana era anche in preda ad un delirio mistico?

Viviana era in preda ad un delirio persecutorio e si era avvicinata alla fede, non era in preda ad un delirio mistico, viveva solo una crisi religiosa. Il delirio mistico è un delirio in cui il soggetto sperimenta un particolare, esclusivo e intimo rapporto con la divinità e in qualche modo ne entra a far parte (Lorenzini e Coratti, 2008), non il caso della Parisi.

– Dottoressa Franco, e se fosse omicidio/suicidio?

È nella paranoia la chiave di un eventuale omicidio/suicidio, non nella crisi mistica. Viviana potrebbe aver ucciso Gioele perché riteneva che potessero toglierle la potestà genitoriale e non perché fosse in preda ad un delirio mistico. Per spiegarsi la dinamica dei fatti è necessario tenere in considerazione il contenuto del suo delirio in quanto i comportamenti dei soggetti paranoici sono una conseguenza delle loro idee deliranti. Infine, se Viviana ha ucciso Gioele non l’ha fatto perché fosse depressa e non vedesse per sé e per il figlio un futuro, come nei casi di suicidio allargato, lo ha fatto in preda ad un convincimento paranoide.

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CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: VIVIANA PARISI E’ MORTA PER LE CONSEGUENZE DELL’INCIDENTE E LA DISIDRATAZIONE, FRATTURE VERTEBRALI COMPATIBILI CON TAMPONAMENTO

Posted on 19 agosto 2020 by malkehats

Viviana Parisi e Daniele Mondell

Le Cronache Lucane, 19 agosto 2020

Lunedì 3 agosto, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un centro commerciale. L’Opel Corsa della Parisi è stata ritrovata a più di cento chilometri da casa nei pressi di Caronia, in provincia di Messina. Dopo un incidente in autostrada, nel quale è stato coinvolto anche un furgone, la Parisi ha scavalcato il guard-rail insieme al bambino scomparendo nel bosco. Il corpo di Vivana Parisi è stato trovato il 9 agosto nella fitta boscaglia di Caronia sotto l’autostrada Messina-Palermo nel punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni.

Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo dove è stato ritrovato il corpo della madre.

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– Dottoressa Franco, com’è morta Viviana?

Viviana non ha fratture alla testa ma solo alla colonna vertebrale, tali fratture potrebbero essersi prodotte durante l’incidente stradale e spiegherebbero il quadro lesivo atipico per una precipitazione. L’incidente poi potrebbe averle provocato lesioni agli organi interni con conseguente emorragia. In tal caso Viviana non si sarebbe suicidata, non si sarebbe buttata dal traliccio, né avrebbe ucciso suo figlio. Viviana sarebbe morta per le conseguenze dell’incidente e la disidratazione. E’ chiaro che, essendo in preda ad un delirio persecutorio, invece di farsi soccorrere, è scappata nel bosco con il bambino.

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MORTE DI VIVIANA PARISI, RITROVATI ANCHE I RESTI DI GIOELE MONDELLO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: CHI E’ AFFETTO DA UN DELIRIO PERSECUTORIO SI NASCONDE

Posted on 19 agosto 2020 by malkehats

Viviana Parisi e Daniele Mondello

Criminologa Ursula Franco: “I comportamenti dei soggetti psicotici sono una conseguenza delle loro idee deliranti. Per spiegarsi la dinamica dei fatti è necessario tenere in considerazione lo stato psicotico del disperso e il contenuto del suo delirio”

Lunedì 3 agosto, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un centro commerciale. L’Opel Corsa della Parisi è stata ritrovata a più di cento chilometri da casa nei pressi di Caronia, in provincia di Messina. Dopo un incidente in autostrada, nel quale è stato coinvolto anche un furgone, la Parisi ha scavalcato il guard-rail insieme al bambino scomparendo nel bosco. Il corpo di Vivana Parisi è stato trovato il 9 agosto nella fitta boscaglia di Caronia sotto l’autostrada Messina-Palermo nel punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni.

Poche ore fa un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo dove è stato ritrovato il corpo della madre.

Le Cronache Lucane, 19 agosto 2020

Il giorno dopo la scomparsa di Viviana e Gioele avevamo chiesto alla criminologa Ursula Franco dove potessero trovarsi e lei ci aveva risposto senza mezzi termini: “Potrebbero essersi nascosti in un posto molto vicino al luogo dell’incidente. Personalmente esplorerei ciò che appare inaccessibile, inarrivabile, impraticabile. I casi di Elisa Lam, Noah Donohoe, Larry Ely Murillo-Moncada, Gaia Pope ed Elena Ceste provano che gli psicotici si nascondono”. La criminologa aveva poi ipotizzato che la perdita del contatto con la realtà avesse preceduto l’incidente e che la Parisi lo avesse male interpretato inserendolo in un contesto delirante.

– Dottoressa Franco, che pensa della tecnica di ricerca dei soggetti in stato confusionale?

L’errore di fondo è cercare chi è affetto da un delirio persecutorio sulle strade transitabili. Nel pomeriggio del giorno della scomparsa gli agenti della guardia forestale non hanno visto Viviana e Gioele perché erano in auto e sono rimasti sulla strada. La strada da loro percorsa per due volte è a circa 30 metri dal traliccio. Un addetto alle ricerche di Elena Ceste riferì in procura che il metodo di ricerca standard di una persona scomparsa in stato confusionale o con problemi fisici è quello di battere aree di potenziale pericolo visibili, non esplorare luoghi inaccessibili, nascosti, sperduti, inarrivabili, grossi cespugli, rovi, boschi, fossi impraticabili al camminamento. Ecco perché la Ceste non fu trovata. I comportamenti dei soggetti psicotici sono una conseguenza delle loro idee deliranti. Per spiegarsi la dinamica dei fatti è necessario tenere in considerazione lo stato psicotico del disperso e il contenuto del suo delirio

– Che ne pensa dell’ipotesi omicidio/suicidio?

E’ improbabile. Lo psicotico si suicida quando ha allucinazioni uditive e le “voci” che sente gli suggeriscono di farlo. Viviana si era avvicinata alla fede e viveva una crisi religiosa, non un delirio mistico, era invece in preda ad un delirio persecutorio, credeva che le avrebbero portato via Gioele e per questo motivo è fuggita con lui.

– Com’è morta Viviana?

Ritengo probabile che Viviana abbia sofferto gli effetti della disidratazione e sia poi stata attaccata dagli animali selvatici. Gli psicotici muoiono a causa del freddo, del caldo, per precipitazione e inedia, non perché scelgano deliberatamente di morire, ma perché non riconoscono il pericolo in quanto sono privi di capacità critica. Eleonora Gizzi, ad esempio, una maestra di 34 anni, scomparsa dalla sua casa di Vasto il 28 marzo 2014 e ritrovata morta 5 mesi dopo sotto il viadotto Prascovia, a meno di due chilometri dalla sua abitazione, è morta per inedia.
La dottoressa Mafalda Cipulli, neurologa della ASL di Lanciano e Vasto, che aveva in cura Eleonora, ha dichiarato: “Sostanzialmente sono convinta che Eleonora Gizzi vivesse in uno stato alterato di coscienza […] vivesse in uno stato confusionale e che, di conseguenza, abbia visto negli uomini che la cercavano come dei nemici, piuttosto che degli aiutanti, nascondendosi nei luoghi limitrofi alla zona in cui è stata ritrovata” (30.8.2014, infoOggi.it, Erica Benedettelli).

– Dottoressa vuole aggiungere qualcosa?

E’ un paradosso che si esprima sul caso Viviana Parisi chi non ha capito il caso Elena Ceste. Elena, come Viviana, era in piena crisi psicotica quando si nascose nel Rio Mersa per sfuggire ai suoi immaginari persecutori.

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CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: ELENA CESTE NON E’ STATA UCCISA, RIDICOLO CERCARE IL DNA DI UN FANTOMATICO ASSASSINO

Posted on 27 luglio 2020 by malkehats

Criminologa Ursula Franco: “Elena Ceste non è stata uccisa, è ridicolo cercare il DNA di un fantomatico assassino. La verità sul caso è già agli atti. La soluzione è nella mia consulenza dal 2015 ed è spendibile ad aeternum. Elena Ceste si è allontanata da casa in preda ad una crisi psicotica ed è morta per assideramento. Non c’è spazio per soluzioni alternative, anzi, certe ricostruzioni non faranno che danneggiare il povero Buoninconti. Sono stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti, e nulla abbiamo potuto contro il pregiudizio che i giudici dei tre gradi si sono formati in seguito ad un processo mediatico durante il quale la verità è stata sepolta dal fango delle mistificazioni e dei luoghi comuni. E così, sotto gli occhi di tutti, è stato commesso l’ennesimo errore giudiziario, un errore grossolano e paradossale: un uomo innocente è stato condannato a 30 anni di reclusione per un omicidio mai avvenuto”

Le Cronache Lucane, 27 luglio 2020

La criminologa Ursula Franco è stata consulente della difesa di Michele Buoninconti durante tutti e tre i gradi di giudizio. La dottoressa Franco ha da sempre sostenuto che Elena Ceste, durante una crisi psicotica, si è nascosta ai suoi immaginari persecutori nel letto del Rio Mersa ed è morta per assideramento. 

– Dottoressa Franco, eventuali indagini genetiche sugli abiti della Ceste a cosa servirebbero?

A niente. Elena Ceste non è stata uccisa, è ridicolo cercare il DNA di un fantomatico assassino. La verità sul caso è già agli atti. La soluzione del caso è nella mia consulenza dal 2015 ed è spendibile ad aeternum. Elena Ceste si è allontanata da casa in preda ad una crisi psicotica ed è morta per assideramento. Non c’è spazio per soluzioni alternative, anzi, certe ricostruzioni non faranno che danneggiare il povero Buoninconti. E credo che qualcuno verrà querelato per certe esternazioni prive di fondamento. 

– Dottoressa Franco, come si potrà riaprire questo procedimento?

C’è un caso simile, è quello di Massimo Pisano. Buoninconti, come Pisano, ha un alibi ma è stato ignorato dalla procura di Asti. Se infatti ad Asti avessero incrociato i tabulati telefonici e le testimonianze dei vicini avrebbero potuto facilmente escludere che Michele potesse trovarsi al Rio Mersa intorno alle 9.00. Il vicino di Buoninconti, Aldo Rava, il 6 febbraio 2014, un’epoca in cui non erano ancora noti agli inquirenti i tabulati telefonici relativi al caso, riferì agli inquirenti: “verso le 9.05 circa sentivo suonare il campanello di casa con insistenza e sentivo anche suonare il mio telefono di casa”. E’ chiaro che Rava riferì un orario approssimativo “verso le 9.05 circa”, un orario che però venne in seguito smentito dai tabulati che indicano che la telefonata alla quale si riferì il teste giunse a casa sua alle 8.57.28, un dato scientifico, confermato anche dalla teste Marilena Ceste che disse di aver visto Buoninconti davanti a casa sua intorno alle 9.00. E’ evidente quindi che, se Buoninconti alle 9.00 si trovava davanti a casa Rava, non poteva essere dove l’ha collocato l’accusa attraverso la consulenza del geometra Giuseppe Dezzani, ovvero prossimo al luogo del ritrovamento dei resti della Ceste. Va da sé che se Michele non ha occultato il corpo di Elena, nessun omicidio è stato commesso. Peraltro, nel tentativo di avvalorare le sue errate conclusioni il geometra Giuseppe Dezzani ha dichiarato il falso sui suoi titoli di studio, sia nella consulenza redatta per la procura che durante una delle udienze del processo di primo grado a Michele Buoninconti, viziando così tutto il procedimento.

– Dottoressa Franco, perché afferma che questo caso avrebbe dovuto chiudersi nel momento in cui vennero ritrovati i resti di Elena senza abiti?

Perché quel ritrovamento dava ragione allo psichiatra della procura, che aveva diagnosticato alla Ceste un disturbo psicotico attraverso l’autopsia psicologica, e a Buoninconti, che aveva raccontato di aver raccolto gli abiti di sua moglie in cortile. Ma, purtroppo, i carabinieri della stazione di Costigliole, poiché ignoravano che il denudamento fosse una tra le anomalie del comportamento che possono manifestarsi nei soggetti psicotici (DSM- 5), una volta trovati i resti della Ceste privi di abiti, invece di attribuire il giusto valore a quel ritrovamento, hanno ritenuto che fosse la prova di un omicidio e così Buoninconti si è trovato a dover rispondere di un omicidio mai avvenuto. Voglio sottolineare che, proprio riguardo alla crisi psicotica che aveva colpito la Ceste, nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice Amerio, per svalutare le conclusioni delle consulenze sia dell’accusa che della difesa in tema psichiatrico, ha affermato erroneamente che un disturbo di personalità non è un disturbo psicopatologico e che il “delirio ad intermittenza è privo di riscontro scientifico” mentre invece è provato che l’andamento di un disturbo delirante è variabile e quello che il giudice definisce “delirio ad intermittenza” è di comune riscontro nella pratica psichiatrica in specie nei soggetti psicotici non sottoposti a terapia farmacologica.

– Entriamo nel merito, è vero che una crisi matrimoniale aveva preceduto la scomparsa della Ceste e che Buoninconti, ben prima della notte del 23/24 gennaio 2014, era a conoscenza dei tradimenti di sua moglie?

L’idea della crisi matrimoniale che avrebbe preceduto la scomparsa di Elena non è agli atti, è un’infondata inferenza della procura di Asti ed è infondato anche sostenere che Michele fosse venuto a conoscenza dei tradimenti della moglie prima della notte del 23/24 gennaio 2014, tra l’altro, quella notte Michele non credette al racconto di Elena perché riconobbe che la Ceste non era in sé.

– Secondo la procura di Asti, i figli di Elena Ceste mentirono riguardo all’assenza di palesi episodi di conflitto tra i genitori e non mentirono invece nel riferire che la loro madre stava bene la mattina della scomparsa, che può dirci in merito?

I figli di Elena e Michele non mentirono nei due casi, non assistettero mai a discussioni tra i genitori perché mai ci furono e non si accorsero del disagio psichico della loro madre perché la Ceste di quella mattina era affetta da un delirio lucido senza alterazioni dello stato di coscienza che, in ogni caso, nonostante la inducesse a dire cose senza senso, la faceva apparire “normale”.

– Perché la procura avrebbe dovuto credere a Michele?

Perché sia dalle chat della Ceste che dai racconti dei suoi confidenti e familiari emerge senza ombra di dubbio che, già in autunno, le si erano affacciati alla sua mente alcuni pensieri ossessivi persecutori che ricalcano il delirio persecutorio manifestatosi alla fine di gennaio e perché Michele non poteva essersi inventato nel dettaglio la crisi psicotica di sua moglie. In specie, Buoninconti raccontò che la notte prima della scomparsa, la Ceste si era picchiata sulla testa tanto da farsi arrossare la fronte. Il picchiarsi sulla testa è una reazione di comune osservazione nei soggetti affetti dalle allucinazioni uditive, ma, non essendo un esperto, Michele Buoninconti non poteva saperlo. Michele lo raccontò perché Elena mise in atto quel comportamento. Proprio questo dettaglio prova che Buoninconti disse la verità su quella notte. Saper ascoltare testimoni, sospettati e indagati paga ma in Italia manca la cultura dell’interrogatorio e dell’analisi dello stesso.

Il giorno dopo la scomparsa di Elena, il 25 gennaio 2014, sua sorella Daniela Ceste ha riferito agli inquirenti di aver parlato con Elena la mattina del 23 e che la stessa le aveva detto “di avere problemi alla testa, tant’è che io chiedevo se si trattasse di mal di testa od altro e lei non riusciva a spiegarsi. Sembrava volesse dire qualcosa ma non riusciva ad esprimersi bene”. Quei “problemi alla testa”, di cui si lamentò Elena e che non sapeva spiegarsi, erano i prodromi della crisi psicotica che la colpì la notte tra il 23 e il 24 gennaio. Nel momento in cui un delirio nasce o riprende, se svanito, lo psicotico sperimenta uno stato pre-delirante detto “wahnstimmung” durante il quale capisce che sta accadendo qualcosa ma non riesce a metterne a fuoco i dettagli.

La procura si è servita di testimonianze tardive e ha ignorato le testimonianze iniziali che avrebbero permesso di chiudere il caso secondo la verità dei fatti. Non ci vuole infatti un esperto di psicologia della testimonianza per capire che le uniche dichiarazioni di cui la procura avrebbe dovuto servirsi sono quelle rilasciate nelle fasi iniziali delle indagini perché con il passare dei mesi il pensiero dei familiari, degli amici e dei testimoni è stato forgiato dal processo mediatico.

Ecco qualcuna delle dichiarazioni rilasciate dai familiari della Ceste all’indomani della scomparsa di Elena:

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “Mia sorella mi ha chiamato telefonicamente nella mattinata del 23 gennaio, fatto strano in quanto ci sentiamo solitamente in orario serale. Ricordo che le chiedevo come stesse e lei mi rispondeva che stava abbastanza bene ma aveva PROBLEMI ALLA TESTA“. La sorella si stupì per quella chiamata mattutina che le apparve una telefonata di commiato. Daniela disse a sua sorella che si sarebbero viste nel week end ed Elena le rispose: “Eh si tantooo” che Daniela interpretò come: “Non ci sarò, chissà se ci sarò”. Di sicuro se Daniela Ceste non avesse avuto dei buoni motivi per pensare ad un suicidio non l’avrebbe ipotizzato, la sorella si era resa conto che Elena nei mesi precedenti alla sua scomparsa era profondamente turbata come si evince dalle sue dichiarazioni: “(Elena) nel mese di novembre 2013 era caduta in uno stato di depressione…aveva esternato una sua preoccupazione o disagio circa un qualcosa che aveva fatto ma non specificava troppo… che quando lo aveva fatto non era in se stessa e aveva sbagliato. Era preoccupata perché diceva che tanto ormai sapevano tutti di cosa stava parlando e che anche i figli l’avrebbero vista come un mostro […] non abbiamo avuto modo di verificare queste presunte cose dette”.

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “(Elena) nel mese di novembre 2013 era caduta in uno stato di depressione…aveva esternato una sua preoccupazione o disagio circa un qualcosa che aveva fatto ma non specificava troppo… che quando lo aveva fatto NON ERA IN SE STESSA e aveva sbagliato. Era preoccupata perché diceva che tanto ormai sapevano tutti di cosa stava parlando e che anche i figli l’avrebbero vista come un mostro… non abbiamo avuto modo di verificare queste presunte cose dette”.

Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: “Michele caratterialmente è una persona buona che si dedica alla famiglia… non ho mai avuto confidenze da mia sorella circa situazioni di violenza o discussioni degenerate in famiglia… (Michele) si preoccupa per il benessere della famiglia e non mi pare abbia mai trascurato i vari componenti. Anche con noi parenti non ha mai avuto discussioni”.

Dai verbali di Lucia Reggio, madre di Elena: “Mia figlia mi ha sempre riferito che era molto contenta di abitare qui a Costigliole d’Asti. Anche Michele, marito di mia figlia è sempre stato disponibile e presente (…) a casa sua non mancava nulla sia nei generi alimentari che nel vestiario ed altre utilità indispensabili. Mia figlia non mi ha mai narrato di alcuna anomalia, mai nessun screzio con Michele, assolutamente tutto andava bene, la vedevo e sentivo realizzata, contenta della sua vita, dei suoi figli e del suo matrimonio (…) non ho sentito alcuna lamentela né ho mai assistito a litigi (…) va tutto bene non ho mai avuto alcuna percezione negativa”.

Da una chat del 12 ottobre 2013 tra Giandomenico a Elena: “Ti mando io la buona giornata, sperando che lo possa essere, perché noto nella tua testa quella CONFUSIONE che ti fa vedere le cose in maniera un po’ anomala (…) Oltre a non aver capito cosa sono prima, continui a non capirlo adesso… sei convinta di qualche cosa… che ti sei creata da sola e che ti crei problemi… come mi sono accorto che qualcosa di STRANO nei tuoi pensieri c’era… fin dall’inizio, ma che ultimamente non ti faceva stare bene”.

Dai verbali della figlia Elisa: “Non l’ho sentita discutere con papà né quel mattino né altri giorni né la sera prima (…) non ho sentito loro bisticciare (…) né ho sentito loro discutere (…) non li ho mai sentiti discutere né di Facebook né di sms sul cellulare (…) la sera prima non ci sono state discussioni tra loro (…) escludo di litigi tra mamma e papà per messaggi di Facebook o di telefonino”

Il figlio Giovanni ha riferito che la madre, la mattina della scomparsa, mentre lo vestiva, gli disse: “Se mamma scappa voi dovete crescere da soli” (pag 5, annotazioni d’indagine relative alla denuncia di scomparsa di Elena Ceste del 26 gennaio 2014).

– Dottoressa Franco, grazie, non vediamo l’ora di leggere il suo libro sul caso Ceste.

Grazie a lei e a tutta la redazione. Buone vacanze.

Pubblicato in Elena Ceste | Contrassegnato aosta morte per assideramento, arrestato michele buoninconti, autopsia elena ceste, avvocato Giuseppe Marazzita, buoninconti errore giudiziario, buoninconti innocente, causa morte elena ceste, cause errore giudiziario, consulente buoninconti, consulenti di parte, consulenti medico legali, convegno di criminologia, corte d'assise di asti michele buoninconti, criminologa buoninconti, criminologa consulente di Michele Buoninconti, criminologa michele buoninconti, denudamento paradosso, denudamento parodosso ipotermi, dichiarazioni spontanee, dichiarazioni spontanee buoninconti, dichiarazioni spontanee michele buoninconti, elena ceste, elena ceste delirio persecutorio, elena ceste possibili scenari, elena ceste psicosi, elena ceste psicotica, elena ceste psychotic breakdown, Elena Ceste si è suicidata, elena ceste suicidio, errore giudiziario, hide and die syndrome, hide and die syndrome hypotermia, intervista a il tempo consulente buoninconti, intervista a il tempo criminologa buoninconti, intervista a il tempo ursula franco, intervista consulente buoninconti, intervista criminologa buoninconti, letargo terminale ipotermia, lethal hypotermia, michele buoninconti, michele buoninconti innocente, michele buoninconti non colpevole, morte elena ceste, morte per assideramento, morte per assideramento elena ceste, morte per ipotermia, morte per ipotermia elena ceste, nascondersi e morire ipotermia, nascondersi ipotermia, Noah Donohoe Belfast, paradoxical disrobing, paradoxical disrobing hypotermia, paradoxical undressing, paradoxical undressing hypotermia, processo a Michele Buoninconti, Processo a Michele Buoninconti: il confronto in aula del 22 luglio, requisitoria avvocato Giuseppe Marazzita, risultati autopsia elena ceste, sentenza Buoninconti, sentenza caso Ceste, Terminal burrowing behaviour, terminal burrowing Hypotermia, udienza processo michele buoninconti, ursula franco, ursula franco consulente asti, ursula franco consulente Buoninconti, ursula franco consulente criminologo, ursula franco consulente michele buoninconti, ursula franco criminologa, ursula franco elena ceste, ursula franco intervista, ursula franco michele buoninconti

CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: LETTERA APERTA A GIANLUIGI NUZZI

Posted on 30 giugno 2020 by malkehats

Le Cronache Lucane, 30 giugno 2020

Caro Gianluigi Nuzzi,

mi hanno fatto un certo effetto le parole da lei scritte a commento di una foto di un uomo nudo in preda ad una crisi psicotica. 

Come sa, da più di 5 anni affermo che Michele Buoninconti è vittima di un grossolano errore giudiziario. Michele Buoninconti è stato condannato a 30 anni di reclusione non solo in seguito ad un processo mediatico che ha creato un mostro che non è agli atti ma anche grazie alla consulenza di un geometra che ha dichiarato il falso al giudice durante l’udienza del suo processo, il geometra di cui parlo è il signor Giuseppe Dezzani. Eppure nessuno, neanche le parti civili preposte alla tutela dei suoi figli, ha appoggiato le richieste dell’avvocato Giuseppe Marazzita che invitava i giudici ad approfondire la validità della consulenza di un geometra che da anni si spaccia per laureato. 

Pochi giorni fa il cadavere di Noah Donohoe, un ragazzino di 14 anni di cui non si avevano più notizie da 6 giorni, è stato ritrovato in un tombino. Noah aveva battuto la testa in seguito ad una caduta dalla bicicletta, dopo essere caduto era risalito sulla sua mountain bike, aveva percorso un tratto di strada, si era denudato, aveva pedalato nudo per un altro tratto e poi si era dileguato a piedi. A Noah, purtroppo, è stata fatale una psicosi post-traumatica ed il suo comportamento ricalca quello della Ceste. 

Lo stato psicotico è una condizione che provoca la perdita del contatto con la realtà e proprio per questo conduce frequentemente a comportamenti imprevedibili di tipo grossolanamente disorganizzato che, a causa dell’assenza di critica dovuta alla compromissione intellettiva, possono risultare fatali. Il denudamento rientra semplicemente tra le anomalie del comportamento messe in atto dai soggetti psicotici. 

Elena Ceste non fu uccisa né cadde nel Rio Mersa, vi si nascose deliberatamente. Elena Ceste era in preda ad una crisi psicotica, fuggì e si nascose ai suoi immaginari persecutori nel greto di quel fiumiciattolo, inconsapevole, a causa della sua condizione psichica, che le indusse un profondo distacco dalla realtà, che il freddo avrebbe potuto ucciderla. Purtroppo, una volta sentitasi al sicuro si addormentò, la notte prima di scomparire Elena non aveva dormito ed il lungo delirio che durava dal pomeriggio del giorno precedente l’aveva affaticata, al sonno subentrò lo stato soporoso indotto dall’ipotermia cui seguì la morte per assideramento. La presenza dell’acqua nel piccolo corso accelerò il processo di assideramento. 

I comportamenti dei soggetti psicotici sono una conseguenza delle loro idee deliranti o reazioni alle loro allucinazioni che, influenzandone il pensiero, indirizzano di conseguenza i loro atti, che proprio per questi motivi sono anomali. I deliri hanno contenuti strettamente legati all’esperienza soggettiva di chi li manifesta. La Ceste, la notte precedente la scomparsa, riferì a Michele di temere che la portassero via e quella mattina prese semplicemente delle misure preventive nei confronti di coloro che avrebbero voluto, a suo avviso, portarla via di casa, cercò di impedire ai suoi immaginari persecutori di compiere ciò che credeva le avrebbero fatto ed a tal scopo si nascose nel Rio Mersa. 

La scienza e la casistica parlano chiaro, esistono migliaia di foto e di video di soggetti psicotici che camminano per strada nudi. Un’infinità di psicotici si sono riversati in strada nudi durante il lockdown, in tutto il mondo. Una crisi psicotica non ha né orari né stagioni, il distacco dalla realtà impedisce infatti a chi ne è affetto di percepire il dolore, il freddo o il caldo. Il fatto che i carabinieri della stazione di Costigliole e la procura di Asti ignorassero questo dato scientifico li ha condotti a ritenere che il ritrovamento dei resti della Ceste privi degli abiti fosse la prova dell’omicidio mentre non era altro che la conferma della crisi psicotica che l’aveva colpita il giorno della sua scomparsa.  

La morte accidentale durante una crisi psicotica è l’unica ipotesi che si possa prendere in considerazione quando ad un soggetto è stata diagnosticata la psicosi, sul suo cadavere non vengono rinvenuti segni di una morte violenta e quando i RIS escludono che un cadavere sia stato trasportato sulle auto di famiglia. E’ invece disancorata dalla realtà l’ipotesi omicidiaria poiché non è supportata da alcuna risultanza investigativa.

Elena Ceste si denudò e raggiunse il Rio Mersa volontariamente e morì a causa delle basse temperature. Solo questa ricostruzione dei fatti spiega l’assenza di segni di una morte violenta sui suoi resti, l’assenza di segni di una colluttazione sul corpo di Michele Buoninconti, l’assenza di segni del trasporto di un cadavere sulle auto di famiglia, l’incapacità da parte della procura di ricostruire i fatti in modo logico. Il primo a diagnosticare la psicosi alla Ceste è stato lo psichiatra Pirfo, consulente della procura di Asti, ma il giudice Roberto Amerio, invece di accogliere le conclusioni dell’esperto, ha preferito svalutarle perché non erano funzionali all’idea che la procura di Asti si era fatta sul caso. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice Amerio ha affermato erroneamente che un disturbo di personalità non è un disturbo psicopatologico e che il “delirio ad intermittenza è privo di riscontro scientifico” mentre invece è provato che l’andamento di un disturbo delirante è variabile e quello che il giudice definisce “delirio ad intermittenza” è di comune riscontro nella pratica psichiatrica in specie nei soggetti psicotici non sottoposti a terapia farmacologica. 

Buone vacanze

Ursula Franco

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CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: DIETRO CURRICULUM IMPRECISI E IRONICI SI NASCONDONO MILLANTATORI

Posted on 28 giugno 2020 by malkehats

Le Cronache Lucane, 28 giugno 2020

Gli impostori, più frequentemente, si spacciano per medici, avvocati, ingegneri e criminologi. I reati in cui incorrono sono la truffa aggravata, l’usurpazione di titolo e l’esercizio abusivo della professione. Ne abbiamo parlato con la criminologa Ursula Franco che da anni denuncia il fenomeno sul nostro giornale: “i millantatori non solo non forniscono mai informazioni precise sui propri titoli di studio in modo da impedire i controlli ma spesso ironizzano sui titoli stessi, lo fanno per poi potersi giustificare dicendo che si erano dati un titolo solo per gioco”

Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Dall’ottobre scorso, la Franco è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.

– Dottoressa Franco, chi sono i millantatori?

I millantatori sono degli impostori che, nonostante non abbiano i titoli per rivestire certi incarichi, sono convinti di avere le competenze per meritarseli in quanto sovrastimano le proprie abilità, sottostimano quelle di un vero professionista ma, soprattutto, non avendo studiato, ignorano la complessità dell’argomento sul quale si esprimono, in poche parole sono soggetti che, a causa della loro ignoranza, “non sanno di non sapere”. Gli impostori sono soggetti che soffrono di un complesso di inferiorità che nasce dalla consapevolezza di essere stati incapaci di raggiungere legalmente gli obiettivi che si erano prefissati, alla loro scarsa autostima si accompagna una mancanza di empatia, di senso di colpa e di vergogna che gli permette di approfittarsi del loro prossimo in difficoltà.

– Dottoressa Franco, che percorso fanno?

Generalmente cominciano con il raccontar balle nel ristretto ambito in cui vivono, poi si convincono di essere intoccabili e si allargano, ciò che li frega è proprio quell’illusione di impunità maturata col tempo che li porta ad esporsi senza farsi più scrupoli, alcuni arrivano perfino a farsi intervistare da trasmissioni molto seguite. Peraltro le trasmissione televisive che danno spazio ai millantatori favoriscono le loro truffe.

– Dottoressa Franco, come si smascherano?

Gli esperti riconoscono i non esperti appena aprono bocca, il linguaggio dei millantatori li tradisce, spesso rasenta l’analfabetismo, è davvero difficile cadere nella loro rete di menzogne. Riguardo ai loro curriculum vitae, i millantatori non solo non forniscono mai informazioni precise sui propri titoli di studio in modo da impedire i controlli ma spesso ironizzano sui titoli stessi, lo fanno per poi potersi giustificare dicendo che si erano dati un titolo solo per gioco.

– Dottoressa Franco, facciamo chiarezza sui titoli di Master.

Il MIUR attesta che “titoli di Master” rilasciati da Associazioni ed Istituti non universitari non sono spendibili nel pubblico ma solo in enti privati (ad una cena tra amici). Per accedere ai Master universitari, i quali rilasciano titoli accademici spendibili nel pubblico, serve una laurea, mentre chiunque può iscriversi ad Associazioni ed Istituti non universitari e quand’anche un laureato si iscriva ad un “Master” non universitario il suo “titolo” non è spendibile nel pubblico.

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EDIZIONE STRORDINARIA, NOAH DONNOHOE COME ELENA CESTE: RITROVATO IN UN TOMBINO IL CORPO NUDO DEL BAMBINO COLPITO DA PSICOSI POST-TRAUMATICA

Posted on 27 giugno 2020 by malkehats

Le Cronache Lucane, 27 giugno 2020

Criminologa Ursula Franco: “La Ceste si nascose nel tunnel di cemento del Rio Mersa, Noah Donohoe in un tombino. Il Guardasigilli rimedi all’errore giudiziario che ha condotto in carcere un padre innocente per un omicidio mai avvenuto”

Sono durate circa 6 giorni le ricerche di Noah Donohoe, un ragazzino di 14 anni di cui non si avevano più notizie dalle 18.00 di domenica scorsa. Noah aveva battuto la testa in seguito ad una caduta dalla bicicletta, dopo essere caduto era risalito sulla sua mountain bike, aveva percorso un tratto di strada, si era denudato, aveva pedalato nudo per un altro tratto e poi si era dileguato a piedi. Questa mattina alle 9.45 il corpo di Noah è stato ritrovato in un tombino. Il distretto di polizia di Belfast ha dichiarato che la morte di Noah non è sospetta.

Il 25 giugno avevamo intervistato in merito la criminologa Ursula Franco che ha raccolto una enorme casistica sui denudamenti nei soggetti psicotici: “Se è vero ciò che scrivono i giornali riguardo alla caduta e al denudamento, Noah potrebbe soffrire di una sindrome simil-psicotica post traumatica con un protratto stato confusionale o di una vera e propria psicosi post-traumatica. Purtroppo lo stato psicotico è una condizione che provoca la perdita del contatto con la realtà e proprio per questo conduce frequentemente a comportamenti imprevedibili di tipo grossolanamente disorganizzato che, a causa dell’assenza di critica dovuta alla compromissione intellettiva, possono risultare a volte fatali, come nel caso di Elena Ceste”

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