Da ormai quasi due anni affermo, con il supporto delle scienze psichiatriche e criminologiche, che Elena Ceste si denudò nel giardino di casa sua in preda ad una crisi psicotica e, a causa del delirio persecutorio, fuggì nei campi di fronte alla sua abitazione di Costigliole d’Asti nel timore che immaginari persecutori l’avrebbero allontanata dai figli per alcuni suoi comportamenti amorali, raggiunse il Rio Mersa e si nascose in uno dei tubi di cemento presenti in quel fiumiciattolo dove morì per assideramento.
Molteplici pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali sugli effetti dell’ipotermia fanno ulteriore luce sul perché Elena si nascose nel tunnel di cemento del Rio Mersa prima di morire a causa delle basse temperature.
Ricercatori come Hirvonen J. (1977), Hartwig S. (Suicidal burrowing behavior, a special kind of the “hide and die syndrome”), Tsokos M. e Sperhake Jan P. (Forensic Pathology Reviews, Springer, Berlin, 2004), attraverso l’analisi di casi di morte causate dall’ipotermia, hanno rilevato che, negli stadi finali di questo fenomeno, il 20% degli uomini mettono in atto un comportamento istintivo conosciuto come “hide and die syndrome” o “letargo terminale”, ovvero, proprio come gli animali che vanno in letargo, cercano spazi ristretti dove ripararsi. Per questo motivo le vittime dell’ipotermia vengono spesso trovate in luoghi angusti e inusuali (terminal burrowing behaviour).
La “hide and die syndrome” rappresenta null’altro che un ultimo infruttuoso tentativo di questi soggetti, ormai in condizioni psichiche alterate (distacco dalla realtà), di proteggersi dalla perdita di calore.
Un altro fenomeno che colpisce fino al 50% delle vittime di ipotermia è il “denudamento paradosso” (paradoxical undressing) ed è dovuto o ad una paralisi dei centri vasomotori che altera la percezione della temperatura corporea o è causato dalla vasodilatazione indotta da una paralisi dei nervi delle pareti dei vasi soggetti in precedenza a vasocostrizione, vasodilatazione che provoca un “hot flash,” ovvero una nuova affluenza di sangue alle estremità, che induce questi soggetti, già confusi e disorientati, a spogliarsi.
Molti casi di denudamento paradosso si sono manifestati tra i soldati italiani che, durante la seconda guerra mondiale, hanno partecipato alla campagna di Russia culminata nella tragica ritirata del Corpo alpino.
Sono andati incontro a denudamento paradosso anche i 9 studenti russi del Politecnico degli Urali che nel 1959 morirono sul monte Ororten dopo essersi allontanati dal campo base a causa di una valanga.
Elena Ceste non si denudò in seguito all’ipotermia ma a causa della psicosi, il denudamento è infatti uno tra i sintomi comportamentali di questa comune patologia psichiatrica. Non fu quindi l’ipotermia ad indurla a denudarsi ma fu il denudamento dovuto alla psicosi a condurla a morte per ipotermia.
In sintesi, la psicosi portò la Ceste a denudarsi, la donna si nascose poi nel Rio Mersa o per sfuggire ai suoi fantomatici persecutori o a causa della “hide and die syndrome”. Ecco il perché i resti di Elena Ceste vennero ritrovati semioccultati nel Rio Mersa. Dopo morta la Ceste cadde a faccia in giù e venne poi trasportata dalle correnti per un breve tratto tanto da incastrarsi tra i rovi.
A causa di questi fenomeni, “denudamento nelle psicosi”, “denudamento paradosso” e “hide and die syndrome”, i soggetti che muoiono in seguito all’ipotermia possono essere erroneamente ritenuti vittime di omicidi e di violenze sessuali, principalmente perché vengono ritrovati senza vita, nudi e/o semi occultati, proprio come è successo nel caso di Elena Ceste.
Questi ultimi due fenomeni sono descritti anche su wikipedia, alla voce Hypotermia.
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