DUPLICE OMICIDIO DI LECCE: QUARTO GRADO HA DIFFUSO UNO STRALCIO DELL’INTERROGATORIO DI ANTONIO DE MARCO, NE ABBIAMO PARLATO CON LA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

daniele de santis eleonora manta

Le Cronache Lucane, 11 ottobre 2020

– Dottoressa Franco, la trasmissione Quarto Grado ha diffuso uno stralcio dell’interrogatorio di Antonio De Marco, quali informazioni ci fornisce?

Purtroppo sul De Marco oserei dire nessuna. Si tratta di uno stralcio in cui la contaminazione la fa da padrone. Dall’analisi di un interrogatorio contaminato emergono solo i convincimenti di chi quell’interrogatorio l’ha condotto.

– Ci faccia degli esempi.

Alcune delle domande poste ad Antonio De Marco durante l’interrogatorio sono le seguenti:

“NON fai uso di droghe?

Hai subito qualche DELUSIONE? Ti sei INNAMORATO DI UNA RAGAZZA che non ha corrisposto? 

Una COMPAGNA di corso?

Prima del 21 settembre?

Per ucciderti o per stordirti?

E i pensieri erano solo autolesionisti o c’era anche il pensiero di procurare ad altri il dolore?

Come una forma di VENDETTA?

Può essere che tu volessi lanciare una SFIDA? Ti è venuta mai questa idea? Una sfida, cioè: “prendetemi se ci riuscite”, qualcosa del genere, ti è mai venuto questo pensiero?

Non un messaggio contro i due ragazzi?

Dimmi cosa avresti dovuto citare, la BIBBIA? Che ne so, sei religioso?

Ci sei RIMASTO UN PO’ MALE?

Quando Daniele ti ha presentato Eleonora, in quel momento ti è venuta in mente la vecchia Eleonora?”

Chi ha interrogato il De Marco ha cercato conferme, non risposte.

Ciò che trapela da questo stralcio sono semplicemente risultanze e ipotesi investigative.

Chi ha interrogato il De Marco ha introdotto termini come “DELUSIONE”, “INNAMORATO DI UNA RAGAZZA”, “RIMASTO UN PO’ MALE”, “VENDETTA”, “SFIDA”, “BIBBIA” etc. che hanno viziato inesorabilmente le risposte.

Chi ha interrogato ha mostrato di ritenere il De Marco capace di provare sentimenti diversi da frustrazione e rabbia. Soggetti come Antonio De Marco fingono di avere dei sentimenti diversi da frustrazione e rabbia, e lo fanno copiando chi li ha, pertanto suggerirgli dei sentimenti è un errore grossolano.

– Se l’interrogatorio è contaminato, da dove si prendono le informazioni?

Dall’analisi di ciò che ha preceduto l’omicidio e dallo studio della dinamica omicidiaria. Gli appunti che il De Marco ha preso prima di commettere il reato sono di particolare interesse, ci rivelano infatti che ha tratto piacere dal fantasticare il duplice omicidio.

Lo dico perché negli appunti del De Marco sono presenti molte parole non necessarie e proprio queste parole superflue stanno ad indicare che Antonio De Marco ha prima goduto nel premeditare e poi, quando quelle fantasie di dominio e di morte non gli sono più bastate, ha sentito l’impellente bisogno di passare all’act out. Un comportamento da omicida seriale. 

Per quanto riguarda la dinamica omicidiaria, l’omicida ha scelto consapevolmente di prendere dei rischi pur di saziare i propri bisogni psicologici. Non solo l’omicidio è stato commesso nell’appartamento perché, per il suo autore, quel luogo aveva un valore simbolico ma nel corpo a corpo, nell’accoltellamento e nello smembramento, soprattutto perché premeditati, si riconoscono degli atti sessuali sostitutivi. In un caso così è su tutto ciò che non è finalizzato alla commissione del reato che bisogna focalizzare per sciogliere il nodo del movente.

– Dottoressa, torniamo all’interrogatorio, ci ripete le regole di base?

Non suggerire le risposte.

Non introdurre termini nuovi.

Evitare le domande chiuse che permettono all’interrogato di rispondere con un sì o un no.

Evitare le domande multiple per impedire all’interrogato di scegliere a quale rispondere;

Non interrompere mai l’interrogato, è nei sermoni e nelle tirate oratorie che si trovano spesso informazioni utili ed ammissioni tra le righe.

Evitare affermazioni perché non prevedono una risposta.

Evitare di dare giudizi morali perché mettono l’interrogato/intervistato sulla difensiva.

– Dottoressa Franco, quali sono le domande da fare?

Le domande da fare sono ”Mi dici cosa è successo?” e “E poi cosa è successo?”, domande aperte che permettono all’interrogato di rispondere ricostruendo i fatti partendo da vuole lui. Si dovrebbero porre domande più specifiche solo nelle ultime fasi dell’interrogatorio.

DUPLICE OMICIDIO DI LECCE, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: ANTONIO DE MARCO SA BENE COSA INTENDEVA CON “CACCIA AL TESORO”

Criminologa Ursula Franco: “Il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento, soprattutto perché premeditati, sono da considerarsi atti sessuali sostitutivi”

Le Cronache Lucane, 7 ottobre 2020

Uno dei difensori di Antonio De Marco, l’avvocato Andrea Starace, ha dichiarato: “E’ ancora confuso. Stiamo cercando di aiutarlo a fare chiarezza per ricordare il più possibile, per colmare quei ‘non ricordo’ relativi anche alla fase preparatoria dell’omicidio”.

– Dottoressa Franco, è possibile che Antonio De Marco non ricordi?

All’epoca della loro confessione, Olindo Romano e Rosa Bazzi non ricordarono con precisione tutti i dettagli relativi alla strage a causa di una amnesia di fissazione. Una traccia mnestica primaria, che è temporanea, una volta formatasi, richiede infatti un certo tempo per essere consolidata e quindi ritenuta, se nel frattempo però intervengono nuovi elementi, la traccia non si consolida. Il ritmo con cui si svolsero i fatti ha impedito che nella loro memoria si formasse una traccia mnestica definitiva o secondaria. 

Vale lo stesso per Antonio De Marco. Il ragazzo potrebbe non ricordare alcuni dettagli dell’azione omicidiaria perché la concitazione degli eventi potrebbe avergli impedito di trasformare la traccia mnestica primaria in secondaria. Riguardo invece alla fase preparatoria, il De Marco sa bene cosa intendeva con “caccia al tesoro”. La “caccia al tesoro”  faceva infatti parte delle sue fantasie del pre omicidio.

– Dottoressa Franco, secondo lei cosa voleva fare De Marco?

Posto che il De Marco ha attaccato un pezzo di intestino del povero De Santis alla porta d’ingresso e un altro pezzo l’ha tirato al vicino, ritengo alquanto probabile che intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento per allestire una “caccia al tesoro” per gli inquirenti.

– Dottoressa Franco, il De Marco avrebbe potuto uccidere i due ragazzi in modo diverso, perché ha scelto questo modus operandi?

Ne avevamo parlato a pochi giorni dai fatti, ben prima dell’arresto di Antonio De Marco. Ciò che saltava agli occhi era il desiderio dell’omicida di saziare i propri bisogni psicologici. L’omicidio è stato commesso nell’appartamento perché, per il suo autore, quel luogo aveva un valore simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava realizzando”. E poi, il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento, soprattutto perché premeditati, sono da considerarsi atti sessuali sostitutivi. In un caso così è su tutto ciò che non è finalizzato alla commissione del reato che bisogna focalizzare per sciogliere il nodo del movente. Il De Marco, ad esempio, avrebbe potuto uccidere la coppia regalando loro una bottiglia di vino avvelenata ed invece ha scelto consapevolmente di prendere dei rischi pur di gratificare i propri bisogni.

Il Secolo d’Italia: Delitto di Lecce, “De Marco stava capendo di essere gay”. Il killer si era innamorato di Daniele?

Il Secolo d’Italia, sabato 3 ottobre 15:34 – di Davide Ventola

De Marco
Antonio De Marco e le vittime del duplice omicidio

“Forse De Marco era innamorato di Daniele”

Poche parole e grande commozione. Parla a “Pomeriggio Cinque” la nonna di Eleonora Manta, uccisa con il fidanzato Daniele De Santis nella loro casa a Lecce da Antonio De Marco, reo confesso per il quale il gip ha convalidato il fermo. “Credo che nella sua testa fosse innamorato di uno o dell’altra”, dice l’anziana che non riesce a nascondere il dolore.

“Ha vomitato quando ha visto quello che aveva fatto”

Dalla Procura di Lecce trapela che l’infermiere 21enne ha avuto conati di vomito quando gli sono stati mostrate le foto dei corpi straziati di Daniele ed Eleonora. In carcere, invece, dicono i suoi legali, ha chiesto un libro di preghiere.

La criminologa: “Un modus operandi tipicamente sessuale”

Secondo la criminologa Ursula Franco, «il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento sono caratteristiche degli omicidi sessuali commessi da soggetti sessualmente incompetenti. L’accoltellamento e lo smembramento possono rappresentare atti sessuali sostitutivi». Nelle ore successive al duplice omicidio, gli inquirenti erano orientati su un corteggiatore deluso della donna, forse un ex collega. La pista passionale restava infatti, quella più probabile, soprattutto l’accanimento dell’omicida nei confronti dei due corpi. Insomma, il modus operandi era tipico del delitto passionale, per motivi sessuali. Va detto che, a specifica domanda dei cronisti, il comandante dei carabinieri Paolo Dembech ha specificato che De Marco non risulta fosse gay.

De Marco ha sbudellato i corpi e li ha appesi alla porta

Di sicuro, un massacro dettato dalla pura invidia sarebbe un caso più unico che raro nella casistica criminale. Nell’ordinanza del giudice Michele Toriello si legge tra l’altro: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri, che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante”. “È probabile che De Marco intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento e quindi la “caccia al tesoro”, di cui parla negli appunti, fosse stata pensata per gli inquirenti”. Un dettaglio, questo, ancora più agghiacciante.

APPIAPOLIS: Alcune riflessioni sul duplice omicidio di Lecce

APPIA POLIS, 3 ottobre 2020

– di Ursula Franco –

Daniele De Santis, un arbitro di 33 anni e la sua compagna, Eleonora Manta, 30 anni, avvocato, sono stati uccisi a coltellate il 21 settembre scorso in uno stabile di via Montello, a Lecce.

Alle 22,30 del 28 settembre 2019, il procuratore di Lecce ha convocato una conferenza stampa durante la quale ha riferito che, per il duplice omicidio, era stato arrestato Giovanni Antonio De Marco, uno studente di scienze infermieristiche di 21 anni, ex coinquilino di Daniele De Santis. Il De Marco ha poi ammesso di aver ucciso il De Santis e la Manta.

daniele de santis eleonora manta

Durante l’interrogatorio Antonio De Marco ha dichiarato: “Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora. Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lock down (…) Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione(…) Non avendo molti amici e, per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo, mi sono sentito molto triste (…) Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia (…) Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina (…) Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui, li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato. (…) Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento. Dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera faceva parte del coltello che ho comprato (…) Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Per uccidere la coppia (…) ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “zona militare”. Del coltello me ne sono disfatto”

Un duplice omicidio che ricorda quello di Trifone Ragone e Teresa Costanza con una differenza sostanziale in merito alla premeditazione: il De Marco ha portato a termine il duplice omicidio in un’azione quasi da kamikaze, si è comportato né più né meno come Chiara Alessandri, l’assassina di Stefania Crotti, non ha cercato una vera via d’uscita come ha invece fatto Giosuè Ruotolo.

1) Antonio De Marco si è recato a casa delle vittime in un orario (20.50 circa) in cui non poteva non immaginare che molti altri condomini fossero presenti nello stabile, infatti ne ha attirato l’attenzione ed ha rischiato non solo di essere riconosciuto, in quanto vi aveva vissuto, ma anche fermato.

2) Ha usato un’arma che prevede il corpo a corpo e che non assicura il risultato.

3) Era in minoranza, anche se a suo favore hanno giocato il fatto che fosse armato e l’effetto sorpresa.

4) Si è fatto riprendere dalle telecamere di sorveglianza della zona mentre le stava mappando.

5) Ha perduto i propri appunti.

Per il De Marco la necessità di gratificare un proprio bisogno psicologico, ovvero uccidere Daniele ed Eleonora all’interno del loro nido d’amore, un luogo simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava per realizzare” è stata una priorità rispetto al “farla franca”. Antonio De Marco ha goduto nel premeditare in modo meticoloso il duplice omicidio, proprio come Chiara Alessandri. I loro progetti di morte hanno in comune l’elemento sorpresa. Il De Marco e la Alessandri hanno goduto del terrore che hanno fatto provare alle loro vittime ed entrambi non si sono assicurati una vera via d’uscita.

Negli appunti, poi ritrovati dagli investigatori, il De Marco aveva scritto:

Scendi dalla fermata attraversi e ri- attraversi in diagonale poco prima del bar

In via V Veneto c’è il condominio a dx

A fine strada attento di fronte

Passare velocemente sul muro alto a sx”

“- Appena entrato: Legare tutti 

– Accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollire


Scrivere sul muro” 

“Nastrare le dita 

Prendere i guanti 

(Parola cancellata) Coprire testa

Cambio Maglietta Vestizione  

Prendere coltello e Fasciette (sic)  

Slacciare scarpe”

“Pulizia

 Lei: 

Acqua bollente 

Candeggina

 Lui: 

Acqua bollente

 Candeggina

Poco prima di uscire soda”

 “1 ora e mezza

 10/15 min tortura

 1 ora e 15 min

 30 min caccia al tesoro

 30 min pulizia 

 15 min di controllo generale”

In questi appunti sono presenti molte parole non necessarie, le parole superflue stanno ad indicare che il De Marco ha tratto piacere dal fantasticare il duplice omicidio. Antonio De Marco ha prima goduto nel premeditare, poi quelle fantasie di dominio e di morte non gli sono più bastate e ha sentito l’impellente bisogno di passare all’act out. Un comportamento da omicida seriale. 

E’ interessante il fatto che abbia scritto “Scendi”, “attraversi e ri-attraversi” e “attento”, come se gli appunti fossero destinati ad un altro soggetto. Questi appunti, in specie questi termini saranno materiale per una eventuale perizia psichiatrica.

Nell’ordinanza del giudice Michele Toriello si legge: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri, che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante”. E’ probabile che il De Marco intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento  e quindi la “caccia al tesoro”, di cui parla negli appunti, fosse stata pensata per gli inquirenti.

Il duplice omicidio di Lecce ricorda anche l’omicidio di Alberto Musy. Il 21 marzo 2012, un uomo, che indossava un casco, è entrato nel cortile di un palazzo di via Barbaroux a Milano e ha ferito a colpi di pistola l’avvocato Alberto Musy, un docente universitario e consigliere comunale di 45 anni. Quattro dei cinque colpi esplosi dall’attentatore hanno attinto Alberto Musy alla testa e alla schiena. Musy ha poi perso conoscenza ed è morto il 23 ottobre 2013, 19 mesi dopo il ferimento. L’attentatore, con il casco in testa, è stato ripreso da una videocamera di sorveglianza ad una certa distanza dall’abitazione di Musy. Il 30 gennaio 2013, l’arresto di Francesco Furchì, conoscente della vittima. Nel maggio 2013 è iniziato il processo a suo carico per tentato omicidio. Il 23 ottobre 2013, giorno in cui era prevista la deposizione di Furchì, Musy è morto e il dibattimento è stato sospeso. Francesco Furchì è stato poi processato per omicidio e condannato in via definitiva al carcere a vita. Come Francesco Furchì, Antonio De Marco ha premeditato il delitto e ha raggiunto a piedi l’abitazione delle vittime ma, a differenza sua, introducendosi in casa loro ha rischiato di non portare a termine il proprio piano e di farsi prendere.

Da un punto di vista criminologico possiamo considerare Antonio De Marco un mass murderer. E’ probabile che la decisione di Daniele di non rinnovare il contratto d’affitto al De Marco sia stata il trigger che ne ha scatenato la furia omicida. Molti mass murderer fanno stragi sui posti di lavoro in seguito ad un licenziamento. Riguardo al movente il De Marco ha dichiarato: “Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione”, ma potrebbe esserci altro: il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento sono infatti caratteristiche degli omicidi sessuali commessi da soggetti sessualmente incompetenti. 

ursula franco 1 ANALISI DELL’INTERVISTA RILASCIATA DA SIMONE SANTOLERI PRIMA DEL RITROVAMENTO DEL CORPO DI RENATA RAPPOSELLI

URSULA FRANCO – Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari

La criminologa Ursula Franco: Antonio De Marco? Psicopatologia da omicida seriale

Daniele De Santis, un arbitro di 33 anni e la sua compagna, Eleonora Manta, 30 anni, avvocato, sono stati uccisi a coltellate il 21 settembre scorso.

Stylo24, 2 ottobre 2020 

Antonio De Marco, studente di scienze infermieristiche di 21 anni ha ammesso di aver ucciso Daniele De Santis ed Eleonora Manta. I due fidanzati sono stati uccisi nell’appartamento che Daniele aveva condiviso con l’omicida, uno stabile di via Montello, a Lecce.

Durante l’interrogatorio Antonio De Marco ha dichiarato: “Sono colpevole e ammetto di avere ucciso De Santis Daniele e Manta Eleonora. Sono entrato in casa con le chiavi. Ne avevo una copia che avevo fatto prima di lasciare l’abitazione presa in affitto da novembre fino al lock down (…) Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione (…) Non avendo molti amici e, per il fatto che trascorro molto tempo in casa da solo, mi sono sentito molto triste (…) Altre volte ho sofferto di momenti di rabbia (…) Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina (…) Ho incontrato Daniele nel corridoio il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui, li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato. (…) Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare “Andrea”. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento. Dopo aver compiuto il gesto sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera faceva parte del coltello che ho comprato (…) Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Per uccidere la coppia (…) ho acquistato il coltello da caccia presso il negozio denominato “zona militare”. Del coltello me ne sono disfatto”

Negli appunti, poi ritrovati dagli investigatori, il De Marco aveva scritto:

Scendi dalla fermata attraversi e ri- attraversi in diagonale poco prima del bar

In via V Veneto c’è il condominio a dx

A fine strada attento di fronte

Passare velocemente sul muro alto a sx”

“- Appena entrato: Legare tutti 

– Accendere tutti i fornelli e mettere l’acqua a bollire


Scrivere sul muro” 

“Nastrare le dita 

Prendere i guanti 

(Parola cancellata) Coprire testa

Cambio Maglietta Vestizione  

Prendere coltello e Fasciette (sic)  

Slacciare scarpe”

“Pulizia

 Lei: 

Acqua bollente 

Candeggina

 Lui: 

Acqua bollente

 Candeggina

Poco prima di uscire soda”

 “1 ora e mezza

 10/15 min tortura

 1 ora e 15 min

 30 min caccia al tesoro

 30 min pulizia 

 15 min di controllo generale”

In questi appunti sono presenti molte parole non necessarie, le parole superflue stanno ad indicare che il De Marco ha tratto piacere dal fantasticare il duplice omicidio. Antonio De Marco ha prima goduto nel premeditare, poi quelle fantasie di dominio e di morte non gli sono più bastate e ha sentito l’impellente bisogno di passare all’act out. Un comportamento da omicida seriale. 

E’ interessante il fatto che abbia scritto “Scendi”, “attraversi e ri-attraversi” e “attento”, come se gli appunti fossero destinati ad un altro soggetto. Questi appunti, in specie questi termini saranno materiale per una eventuale perizia psichiatrica.

Nell’ordinanza del giudice Michele Toriello si legge: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri, che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante”. E’ probabile che il De Marco intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento  e quindi la “caccia al tesoro”, di cui parla negli appunti, fosse stata pensata per gli inquirenti.

Da un punto di vista criminologico possiamo considerare Antonio De Marco un mass murderer. E’ probabile che la decisione di Daniele di non rinnovare al De Marco il contratto d’affitto sia stata il il “pre crime stressor”, o trigger, che ne ha scatenato la furia omicida. Molti mass murderer fanno stragi sui posti di lavoro in seguito ad un licenziamento. Riguardo al movente, Antonio De Marco ha dichiarato: “Durante la permanenza nell’abitazione mi aveva dato fastidio qualcosa. Ho provato e accumulato tanta rabbia che poi è esplosa. Non sono mai stato trattato male. La mia rabbia, forse, era dovuta all’invidia che provavo per la loro relazione”, ma potrebbe esserci altro: il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento sono infatti caratteristiche degli omicidi sessuali commessi da soggetti sessualmente incompetenti. L’accoltellamento e lo smembramento possono rappresentare atti sessuali sostitutivi.

Per il De Marco la necessità di gratificare i propri bisogni psicologici, ovvero uccidere Daniele ed Eleonora all’interno del loro nido d’amore, un luogo simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava per realizzare” e torturare le sue vittime, è stata una priorità rispetto al “farla franca”. Antonio De Marco ha infatti portato a termine il duplice omicidio in un’azione quasi da kamikaze:

1) Antonio De Marco si è recato a casa delle vittime in un orario (20.50 circa) in cui non poteva non immaginare che molti altri condomini fossero presenti nello stabile, infatti ne ha attirato l’attenzione ed ha rischiato non solo di essere riconosciuto, in quanto vi aveva vissuto, ma anche fermato.

2) Ha usato un’arma che prevede il corpo a corpo e che non assicura il risultato.

3) Era in minoranza, anche se a suo favore hanno giocato il fatto che fosse armato e l’effetto sorpresa.

4) Si è fatto riprendere dalle telecamere di sorveglianza della zona mentre le stava mappando.

5) Ha perduto i propri appunti.

Sono passati circa 40 anni da quando è stato coniato il termine serial killer, nonostante sia di uso comune e risulti alquanto difficile da sradicare, sarebbe da abolire, tale definizione, infatti, poiché fa riferimento soltanto al numero delle vittime, è limitante e sono da preferirsi, in alternativa, termini più precisi che descrivano invece la psiche di un soggetto. Molti soggetti che hanno commesso un unico omicidio solo a causa di circostanze a loro sfavorevoli, quali una cattura dopo il primo omicidio o la sopravvivenza di una o più vittime, sono equiparabili da un punto di vista psicopatologico a serial killers colpevoli di due o più omicidi, vedi Antonio De Marco, Peter Madsen, Innocent Oseghale e Massimo Giuseppe Bossetti.

DUPLICE OMICIDIO DI LECCE, ARRESTATO ANTONIO DE MARCO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: “E’ UN CLASSICO MASS MURDERER”

daniele de santis eleonora manta

Criminologa Ursula Franco: Antonio De Marco è un classico mass murderer e, come molti suoi “colleghi”, ha ucciso per vendetta.

Le Cronache Lucane, 29 settembre 2020

Alle 22,30 di ieri il procuratore di Lecce ha convocato una conferenza stampa durante la quale ha riferito che per il duplice omicidio di Lecce era stato finalmente arrestato Antonio De Marco, studente di scienze infermieristiche di 21 anni ed ex coinquilino di Daniele De Santis. De Marco ha poi confessato di aver ucciso Daniele De Santis ed Eleonora Manta: “Sì, sono stato io”

– Dottoressa Franco, lei qualche giorno fa aveva detto: “Il suo problema non sono quei frames sfuocati relativi alla notte del 21 settembre, sono invece quelli che emergeranno dall’analisi delle registrazioni dei giorni precedenti. Infatti, prima del delitto, l’omicida dovrebbe essere stato ripreso dalle telecamere della zona proprio mentre le stava mappando e la sua immagine corrisponderà a quella di uno dei sospettati”, un’inferenza giusta, confermata dal procuratore di Lecce, com’è possibile che il De Marco abbia fatto un simile errore?

Di errori ne ha fatti molti di più: si è recato a casa delle vittime in un orario in cui non poteva non immaginare che molti altri condomini fossero presenti nello stabile e infatti ne ha attirato l’attenzione, ha poi usato un’arma che prevede il corpo a corpo e che non assicura il risultato, avendo abitato in quello stabile, ha anche corso il rischio di essere riconosciuto. E’ chiaro che l’unico vero goal di Antonio De Marco era uccidere Daniele ed Eleonora in quel luogo simbolico e ha portato a termine il duplice omicidio in un’azione quasi da kamikaze, si è comportato né più né meno come Chiara Alessandri, l’assassina di Stefania Crotti.

 

– “Scendo dalla fermata attraversi e ria-attraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c’è il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente sul muro a sx”. Che può dirci del contenuto dei bigliettini che il De Marco ha perso sulla scena del crimine?

Nei bigliettini c’è scritto più del dovuto, c’è molto superfluo, quel superfluo è la riprova che il De Marco ha tratto piacere dal fantasticare il duplice omicidio. Ha prima goduto nel premeditare e poi è passato all’act out.

– Da un punto di vista criminologico come definirebbe il De Marco?

Antonio De Marco è un classico mass murderer e, come molti suoi “colleghi”, ha ucciso per vendetta. E’ probabile che non abbia tollerato la decisione di Daniele di non rinnovargli il contratto d’affitto. Molti mass murderer fanno stragi sui posti di lavoro in seguito ad un licenziamento.

– Ieri Antonio De Marco ha detto: “Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”, dottoressa Franco possibile che sia questo il movente?

Soggetti affetti da gravi disturbi di personalità commettono spesso omicidi senza un apparente movente, in realtà però il movente c’è ed è intrapsichico. 

OMICIDI DI DANIELE DE SANTIS ED ELEONORA MANTA, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: E’ PROBABILE CHE L’ASSASSINO ABBIA PARTECIPATO AL FUNERALE DI DANIELE

daniele de santis eleonora manta

Dall’omelia di Don Antonio Bruno, che ha officiato il funerale di Eleonora Manta: “Guarda quanto dolore hai provocato, qui e a Lecce. Guarda questa mamma. Sei riuscito in queste sere a poggiare la testa sul cuscino e dormire? Puoi fare qualcosa: hai avuto la forza diabolica di questa strage, ora ritrova la forza per rientrare in te stesso. Affronta la giustizia umana prima di quella divina”

Le Cronache Lucane, 26 settembre 2020

Daniele De Santis, arbitro, 33 anni, ed Eleonora Manta, avvocato, 30 anni, sono stati uccisi a coltellate il 21 settembre scorso in uno stabile di via Montello, a Lecce. Oggi si sono tenuti i loro funerali.

Dall’omelia del vescovo Michele Seccia che ha officiato il funerale di Daniele De Santis: “La vigliaccheria di chi non si manifesta si spenga. A noi rimane il dovere della preghiera e della speranza, non siamo i padroni della vita. Nel cuore di ciascun uomo c’è lo spirito di Caino e c’è quello di Abele: dobbiamo dominare il primo. Chiediamo a Dio ravvedimento e coraggio per chi ha commesso questo atroce delitto, ché si consegni, si costituisca. Solo Dio può toccare il cuore di pietra di chi ha compiuto un simile gesto”

Siamo tornati ad intervistare la criminologa Ursula Franco.

– Dottoressa Franco, il duplice omicidio di Lecce quali altri omicidi ricorda?

Per alcuni versi ricorda il duplice omicidio di Pordenone. L’omicida di Lecce, con tutta probabilità, ha ucciso i due fidanzati per gli stessi motivi per i quali Giosuè Ruotolo ha ucciso Trifone Ragone e Teresa Costanza. Giosuè era geloso di Trifone e in competizione con Teresa. La mia ipotesi è che l’assassino fosse innamorato di Daniele, non di Eleonora.

Da un altro punto di vista ricorda l’omicidio di Alberto Musy. Il 21 marzo 2012, un uomo, che indossava un casco, è entrato nel cortile di un palazzo di via Barbaroux a Milano e ha ferito a colpi di pistola l’avvocato Alberto Musy, un docente universitario e consigliere comunale di 45 anni. Quattro dei cinque colpi esplosi dall’attentatore hanno attinto Alberto Musy alla testa e alla schiena. Musy ha poi perso conoscenza ed è morto il 23 ottobre 2013, 19 mesi dopo il ferimento. L’attentatore, con il casco in testa, è stato ripreso da una videocamera di sorveglianza ad una certa distanza dall’abitazione di Musy. Il 30 gennaio 2013, l’arresto di Francesco Furchì, conoscente della vittima. Nel maggio 2013 è iniziato il processo a suo carico per tentato omicidio. Il 23 ottobre 2013, giorno in cui era prevista la deposizione di Furchì, Musy è morto e il dibattimento è stato sospeso. Francesco Furchì è stato poi processato per omicidio e condannato in via definitiva al carcere a vita.

Come Francesco Furchì, l’assassino ha premeditato il delitto e ha raggiunto a piedi l’abitazione delle vittime ma, a differenza sua, introducendosi in casa loro ha rischiato di non portare a termine il proprio piano e di farsi prendere. 

Infine, proprio per la sua disorganizzazione, l’omicida di Lecce ricorda Chiara Alessandri. A mio avviso entrambi hanno commesso errori grossolani in quanto erano obnubilati dalla rabbia e dalla gelosia. Nel caso di Lecce, il bisogno psicologico dell’omicida, ovvero uccidere Daniele ed Eleonora all’interno del loro nido d’amore, un luogo simbolico, gli ha impedito di valutare certi rischi. Si è infatti recato a casa delle vittime in un orario (20.50) in cui molti altri condomini si trovavano nello stabile. Ha attirato l’attenzione dei vicini intavolando una discussione o comunque non impedendo alle vittime di gridare e, forse, perfino di fare il suo nome. Era sì armato di un coltello ma era comunque in minoranza.

– Oggi si sono tenuti i funerali di Daniele ed Eleonora, che può dirci?

Con tutta probabilità al funerale di Daniele De Santis era presente anche l’omicida. In casi come questi i comportamenti dei partecipanti ai funerali forniscono interessanti indicazioni. 

Alberto Stasi e Salvatore Parolisi insegnano. Alberto Stasi ha recitato la parte del fidanzato in lutto, in specie mostrandosi sgomento e facendosi sostenere dalla propria madre il giorno dei funerali di Chiara. La madre di Alberto Stasi e la sorella dell’uxoricida Salvatore Parolisi, alla quale egli apparve a dir poco coeso il giorno dei funerali della moglie Melania Rea, sono servite ai due assassini per tenere a debita distanza i presenti. Le due donne e la simulata prostrazione dei due assassini, hanno avuto funzione di barriera nei confronti del resto del mondo. Stasi e Parolisi sono riusciti così a limitare la pressione cui temevano di venir sottoposti durante i funerali delle loro vittime. Sia Stasi che Parolisi, impossibilitati ad esprimere il proprio reale sentimento, ovvero il sollievo, lo hanno soffocato esasperando la rappresentazione di un sentimento opposto, una inconsolabile sofferenza.

– Nonostante l’omicida avesse mappato le telecamere di sorveglianza è stato ripreso per qualche secondo.

Il suo problema non sono quei frames sfuocati relativi alla notte del 21 settembre, sono invece quelli che emergeranno dall’analisi delle registrazioni dei giorni precedenti. Infatti, prima del delitto, l’omicida dovrebbe essere stato ripreso dalle telecamere della zona proprio mentre le stava mappando e la sua immagine corrisponderà a quella di uno dei sospettati.

OMICIDI DI DANIELE DE SANTIS ED ELEONORA MANTA: INTERVISTA ALLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

Eleonora Manta e Daniele De Santis

Le Cronache Lucane, 25 settembre 2020

Daniele De Santis, arbitro, 33 anni, ed Eleonora Manta, avvocato, 30 anni, sono stati uccisi a coltellate il 21 settembre scorso in uno stabile di via Montello, a Lecce. 

Un vicino dei due fidanzati ha dichiarato: “Posso dire che erano le 9 meno dieci, più o meno, e abbiamo sentito le prime urla, siccome sta… la nostra abitazione dà sulla strada, all’inizio non abbiamo ben capito subito da dove provenissero e quindi…niente, abbiamo sentito queste urla, degli strilli, soprattutto di Eleonora (…) strillare forte eee però, poi, diciamo, nella prima faseee… sono finiti, non abbiamo sentito più niente, c’è stata 5 – 6 minuti di pausa e poi dopo, invece, hanno ripreso ad urlare Eleonora che diceva… io ho sentito almeno distintamente Eleonora che diceva: Andrea, finiscila! Basta!”

Abbiamo intervistato la criminologa Ursula Franco. La Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

– Dottoressa Franco, che idea s’è fatta dell’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, è un omicidio premeditato?

Non è molto il materiale a disposizione, posso dirle che quantomeno non è un duplice omicidio maturato nelle fantasie di un soggetto sano di mente e pertanto capace di valutare i rischi che avrebbe corso mettendelo in atto in questo modo. 

1) Si è recato a casa delle vittime in un orario in cui non poteva non immaginare che molti altri condomini fossero presenti nello stabile. 

2) Ha attirato l’attenzione dei vicini intavolando una discussione o comunque non impedendo alle vittime di gridare e, forse, perfino di fare il suo nome.

3) Ha rischiato di non portare a compimento il duplice omicidio in quanto era in minoranza, uno contro due, avrebbe potuto anche soccombere.

4) E’ un caso che nessuno dei vicini l’abbia visto in faccia e fermato. 

5) Ha usato un’arma che prevede il corpo a corpo e che non assicura il risultato. Peraltro, di frequente chi colpisce una vittima con numerose coltellate, come in questo caso, si ferisce e lascia tracce di sangue sulla scena del crimine capaci di inchiodarlo. Dopo i primi colpi, infatti, il coltello si sporca di sangue e gli scivola dalle mani, in specie dopo che colpisce il tessuto osseo.

6) Si è fatto riprendere a volto scoperto da una telecamera. 

– Secondo alcuni si tratta di un duplice omicidio che ricalca quello di Trifone Ragone e Teresa Costanza.

Questo duplice omicidio ricorda quello di Trifone e Teresa perché, anche in quel caso, le vittime erano due giovani fidanzati e, forse, per il movente, ovvero chi ha ucciso Daniele ed Eleonora poteva essersi innamorato del De Santis. Giosuè era in competizione con Teresa, in questo caso l’omicida potrebbe esserlo stato con Eleonora. L’omicidio commesso nell’appartamento assume un valore simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava realizzando”. E proprio per questo bisogno di ucciderli nel loro nido d’amore è apparso un omicidio in parte disorganizzato. Lo stile è quello di Chiara Alessandri.