Come risolvere un omicidio analizzando un’intervista

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Christopher Watts (Denver7)

La criminologa Ursula Franco spiega a Stylo24 com’è possibile, attraverso la Statement Analysis, riuscire ad individuare bugie e contraddizioni nel racconto di un sospettato

Stylo24, 24 agosto 2018

La criminologa Ursula Franco ha analizzato per Stylo24 le interviste rilasciate da Christopher Watts, il 33enne americano che ha confessato di aver sterminato la sua famiglia. Ursula Franco è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis. La Statement Analysis è una tecnica scientifica d’analisi del linguaggio verbale (interrogatori, interviste, comunicati stampa, lettere anonime) ed è diffusamente utilizzata in America, Inghilterra e Israele nei casi giudiziari. In Italia, la Franco è una tra i pochi criminologi ad applicare questa tecnica nei casi giudiziari di cui si occupa, non senza ostacoli, gli ostacoli di chi si oppone al progresso delle scienze criminologiche o semplicemente di chi le sottovaluta a causa della propria impreparazione.

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Chris, Celeste, Bella and Shannan Watts

 Frederick, Colorado, USA: Christopher Watts, il 33enne originario dello stato americano dell’Oklahoma che lunedì 13 agosto aveva denunciato la scomparsa di sua moglie Shannan, in stato di gravidanza, e delle due figlie, Bella e Celeste, e che martedì 14 aveva rilasciato lunghe interviste alle tv locali, ha confessato di aver sterminato la sua famiglia e ha fornito agli investigatori le coordinate per rinvenire i corpi di sua moglie, 34 anni, e delle loro due bambine di 3 e 4 anni.

Chris Watts è accusato di triplice omicidio e inquinamento delle prove e rischia la pena di morte.

Veniamo al contenuto delle interviste rilasciate da Watts. Christopher Watts, durante le interviste ha dissimulato ma nonostante tutto ha rivelato molte cose, soprattutto, di essere a conoscenza del fatto che Shannan, Bella e Celeste erano morte.

L’analisi linguistica di un’intervista o di un interrogatorio si basa sul confronto tra ciò che ci aspettiamo che un soggetto dica e ciò che invece dice.

Da un punto di vista verbale ci aspettavamo da Christopher Watts che, disponendo di una cassa di risonanza quale sono i Media, chiedesse a chi lo ascoltava di aiutarlo a ritrovare sua moglie e le bambine e che si mostrasse preoccupato per loro, invece Watts non solo non si è mai rivolto a chi lo ascoltava chiedendo aiuto per ritrovare Shannan, Bella e Celeste ma ha mostrato un sospetto distacco affettivo nei loro confronti non nominandole mai e, soprattutto, nel tentativo di deumanizzarle, è arrivato più volte a paragonarle a degli oggetti, un classico atteggiamento di chi, dopo aver commesso un crimine brutale, non vuole confrontarsi con il proprio senso di colpa; si è spesso auto censurato; è stato lui, a sole 24 ore dalla scomparsa, a parlare prematuramente di “incubo” e del fatto che le tre componenti della sua famiglia potessero essere in pericolo; ci ha rivelato di essere a conoscenza del fatto che Shannan, Bella e Celeste erano morte, sia quando ha parlato delle bambine al passato, che quando, in più occasioni, ha accentrato l’attenzione esclusivamente sui propri bisogni e non su quelli di sua moglie, in stato di gravidanza, e delle due bambine di soli 3 e 4 anni. Il motivo non è da ricercare nelle caratteristiche personologiche di Watts, il motivo è semplice: I morti non hanno più bisogno di niente; ha spesso usato, per riempire i vuoti del suo racconto e per evitare di rispondere alle domande, una specie di mantra: “Io voglio solo che tornino”; non ha negato di essere coinvolto nella loro scomparsa ma ha accettato di buon grado ciò che un innocente de facto non accetterebbe mai, ovvero di indossare le vesti del sospettato; ha ammesso tra le righe di aver caricato i cadaveri in auto dall’entrata posteriore della sua abitazione, dove non sono posizionate telecamere a circuito chiuso; si è contraddetto in quanto ha rivelato ad un giornalista di aver avuto una “conversazione emozionale” con sua moglie al ritorno della stessa da un viaggio di lavoro, intorno alle 2 di notte del giorno della scomparsa, mentre ad un altro giornalista ha invece riferito che a quell’ora stava dormendo. 

Il movente del triplice omicidio? Un insieme di cofattori: difficoltà economiche, una crisi coniugale che si è aggravata con la nuova gravidanza di Shannan e, con tutta probabilità, un patologico bisogno di dominio e controllo, quale sintomo di un disturbo di personalità che affligge Christopher Watts.

Su questo stesso blog l’analisi completa dell’intervista rilasciata da Chris Watts.